Sport al collasso, la Francia ci avvisa
Oggi la Federazione italiana Triathlon, la Fitri, ha annunciato la sospensione delle gare rimaste in calendario e rimborsi alle società delle quote di tesseramento per la stagione appena conclusa. Un aiuto, una piccola boccata d’ossigeno, che però rende l’idea di quale sia la sofferenza estrema dello sport in questo momento. E che il rischio di “default” sia reale con conseguenze disastrose per la prospettiva agonistica e sociale vale la pena di dare un’occhiata a quanto sta succedendo in Francia che purtroppo in modo “sinistro” annuncia i danni che il virus poi farà anche da noi. Dai contagi, ai ricoveri, ai lockdown più o meno mirati ai nuovi poveri ciò che accade dai cugini, dopo qualche mese puntualmente poi succede anche qui. E’ di oggi la tabella pubblicata da Le Monde che in modo netto fotografa come gli sport olimpici in un anno, da ottobre ad ottobre, abbiano visto crollare il numero dei tesserati. Qualche esempio al di là della lotta che ha visto svanire il 44 per cento dei suoi iscritti. L’atletica ha perso il 17,9 per cento, la scherma il 17,3, il volley il 14, il basket l’11 il triathlon l’8,2 per cento. Numeri che non lasciano dubbi su un futuro che definire “incerto” pare più che altro un esercizio di ottimismo. Ma questa è la realtà francese, un movimento sportivo da 16 milioni e mezzo di tesserati che sta facendo i conti con la resa di molte società sportive dilettantistiche che non ce la fanno a sopravvivere e che, secondo le previsioni del suo ministro dello sport Roxana Maracineanu, nel prossimo anno si aspetta un calo del 20 al 30 per cento di praticanti. Un esercito che alza bandiera bianca, sconfitto da un’emergenza sanitaria ma soprattutto economica che molte associazioni gestite perlopiù da volontari non riescono a fronteggiare anche perchè devono fare i conti con altre priorità. Ma rendere più drammatica l’emorragia, oltre alle difficoltà economiche delle famiglie che tagliano la spesa sportiva per i figli, sono quarantene e lockdown che demotivano i ragazzi e disincentivano molti a tesserarsi. Quindi che fare? I cugini transalpini, oltre ad una serie di appelli che arrivano dalle Federazioni per cercare di convincere i giovani a non “mollare”, stanno pensando ad un “pass sportivo” per le società dilettantistiche che consenta con una tregua fiscale e senza gli oneri di un prestito da parte dello Stato, di non far morire un settore considerato fondamentale per la vita sociale del Paese. Noi abbiamo (forse) qualche mese per pensarci.