Lezioni di sicurezza: la bici entra in classe ( ma serve a poco)
La bici entra in classe, ovviamente in Dad. Nonostante la pandemia la Federazione ciclistica italiana rilancia il progetto “La Sicurezza in Bicicletta” proponendo lezioni online, questa volta dedicate agli alunni e alle alunne delle 269 classi coinvolte nel progetto. Il progetto è inserito all’interno della piattaforma del MIUR sull’educazione stradale (www.edustrada.it) e riconosciuto dal Ministero che gli Istituti Scolastici possono inserire nel proprio Piano di Offerta Formativa e le lezioni prevederanno la presenza dei tecnici delle società ciclistiche del territorio che, qualora la situazione epidemiologica lo consentirà, potranno, successivamente, realizzare le lezioni in presenza. “Le lezioni, svolte dal Coordinatore tecnico regionale giovanile spiega la nota della Federazione- verteranno sugli argomenti affrontati in occasione dei webinar :conoscenza della bicicletta nelle sue parti essenziali, gli accessori fondamentali per circolare in bicicletta, manutenzione, controlli essenziali per la sicurezza e comportamenti da tenere quando si circola su strada”. E’ un passo che probabilmente servirà a poco. Come è sempre stato, ciò che viene insegnato e imposto a scuola dai ragazzi viene apprezzato solo dopo, vale per i Promessi Sposi e sarà la stessa cosa per la bici. La sicurezza della bicicletta si può provare ad insegnarla nelle scuole ma si fa soprattutto da altre parti: dove si legifera, mettendo negli assessorati tecnici che conoscano i problemi, progettando ciclabili che rispondano a logiche di vera mobilità e non di propaganda politica. La sicurezza si fa con i limiti di velocità, con i controlli, con norme più dure per chi sgarra. Si fa senza sconti e senza retorica. I ragazzi dovrebbero usare di più la bici per andare a scuola? E come si fa a spiegarglielo se poi devono pedalare su strade dove rischiano la pelle? Se poi non possono posteggiarle nei cortili dei loro istituti? Se quando piove arrivano in classe zuppi e non sanno dove cambiarsi? Se non possono caricarle in metropolitana nelle ore di punta?