Vietato rischiare: ma che ciclismo è?
Da ieri per i ciclisti è vietato sedersi sul tubo del telaio e utilizzare gli avambracci sul manubrio, tranne che nelle gare a cronometro. Una decisione dell’UCI, l’Unione ciclistica internazionale, adottata per ragioni di sicurezza. Se un corridore si mette in una di queste due posizioni nelle gare del World Tour, ai Mondiali o ai Giochi sarà passibile di una multa di 1.000 franchi svizzeri, una perdita di 25 punti nella classifica UCI o addirittura l’esclusione dalla competizione o squalifica. Strana voglia questa di vietare posizioni che fanno parte dell’abilità di andare in bici. Che possono far vincere o perdere una gara, perchè poi è quello il fine delle corse professionistiche. Magari uno si allena anni per migliorare la sua posizione in sella, per migliorare il suo cx, per trovare un assetto che gli permetta di andare più veloce e con un regolamento si azzera tutto. Fine. Che poi è come vietare di tagliare le rotonde, di fare un tornante in discesa scegliendo la traiettoria più rischiosa, di prendere un cordolo in più, di punire chi passa tra due bici al pelo in una volata magari chiudendo gli occhi e stringendo forte il manubrio tra le mani. Bisogna saperlo fare. Nel ciclismo non contano solo le gambe. A volte ( spesso) vince chi sa andare meglio in bici, chi sa osare un po’ di più, chi sa meglio degli altri gestire il rischio. A certi livelli il pericolo è un calcolo. Dallo sci, alla Formula Uno, al motociclismo i più forti, i campioni, sono quelli che sanno più degli altri avvicinarsi al limite. E non c’è norma che tenga. L’Uci si occupi di regolamentare la sicurezza delle gare: i transennamenti degli arrivi, i controlli sui percorsi, le staffette. Si occupi di limitare il numero delle moto al seguito che non è più gestibile e delle auto che durante le tappe accompagnano i gara vip e personalità con troppa disinvoltura. Si occupi di regolamentare la tecnologia ormai debordante che accompagna i corridori e le loro bici, che spesso sconfina nel doping tecnologico, che rischia di condizionare le corse con un eccesso di comunicazione e che di certo le ha cambiate. Le posizioni in bici le lasci decidere ai corridori perchè fanno parte del gioco. C’è chi è più bravo e chi meno, chi ha più tecnica, più coraggio, chi ha più talento. Vince chi è più bravo, altrimenti che ciclismo è?