Doping tecnologico? Torna in ballo Armstrong: troppo comodo
«Ho ancora in testa le immagini di una tappa di montagna dove ha lasciato tutti dietro. Alla fine della tappa ho chiamato gli specialisti che conosco e loro non capivano come avesse fatto una simile prestazione, non giustificabile nemmeno con l’uso dell’epo. Non è stato l’epo a fare la differenza». Jean-Pierre Verdy l’ex capo dell’agenzia antidoping francese riprende al volo un articolo del giornale francese Le Parisien per scagliarsi nuovamente contro Lance Armstrong accusandolo di aver fatto uso non solo di doping chimico ma anche tecnologico, con un motorino nascosto nella bicicletta. Verdy non ha prove ( neppure il giornale francese) ma un bel libro appena uscito sugli scaffali delle librerie («Doping: la mia guerra contro gli imbroglioni») che ovviamente deve promuovere usando ogni mezzo utile alla bisogna, esattamente come ha fatto il cowboy americano per vincere i sette Tour che poi gli sono stati cancellati. Lance Armstrong per il ciclismo ma per lo sport in generale è diventato un bel salvagente, un parafulmine che torna comodo quando non si sa a chi dare la colpa, quando ci si rende conto dell’inadeguatezza dei controlli, quando non si riescono a trovare i responsabili, quando ci si deve fare un pò di pubblicità . L’americano, in un mondo dove il doping era più che diffuso, è stato uno dei pochi a confessare benchè messo in un condizione dove ormai non aveva più scelte, uno dei pochi a pagare un prezzo economico salatissimo per la sua truffa e forse il solo a cui il mondo del ciclismo ha fatto terra bruciata intorno quasi fosse il male assoluto o il simbolo da sacrificare sull’altare dell’ipocrisia per lavarsi la coscienza. Già perchè per un Armstrong che non c’è più è pieno il mondo di sportivi ex dopati che sono tornati a gareggiare, che fanno i testimonial, che commentano in radio e tv che salgono sui palcoscenici importanti ormai pentiti e redenti. Armstrong no. Armstrong è la prova (fasulla) che il mondo dello sport punisce chi bara senza incertezze. Che il mondo dello sport è senza macchia e non e non fa sconti. Troppo facile così…