Ciclista uccisa, l’associazione ciclisti fa causa allo Stato
“Oltre che triste oggi sono infuriato. Ricordo le promesse delle autorità fatte sulla tomba di Scarpa, che non si sono tramutate in azioni concrete per fermare la strage quotidiana sulle strade del nostro Paese. Chi ha sprecato parole per racimolare consenso senza poi muovere nemmeno un dito per cambiare questo inaccettabile status quo è un delinquente. I politici che continuano a ignorare i nostri appelli sono complici delle morti che ogni giorno si verificano in strada. A chi toccherà domani?». Cristian Salvato, presidente ACCPI, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, dopo l’ennesimo incidente che ha causato la morte di Silvia Piccini, l’atleta di 17 anni investita in provincia di Udine, annuncia porterà davanti ai giudici di un tribunale lo Stato italiano. “La violenza verbale e fisica contro i soggetti più deboli, come lo sono sulla strada i ciclisti urbani e sportivi non può essere più tollerata in una società civile -continua Salvato– Per questo abbiamo deciso far causa allo Stato Italiano per inadempienza e mancanza della tutela dei propri cittadini: chiediamo un metro e mezzo di vita e il rispetto delle vita umana, non la luna…”. E visto che in tutti questi anni e dopo una lunga scia di morti in Italia nulla cambia, l’ACCPI ha deciso di appellarsi alla Corte Europea. «Ci siamo rivolti alle massime autorità del nostro Paese, abbiamo svolto a nostre spese campagne informative, promosso iniziative per favorire l’educazione stradale ma a quanto pare non basta- spiega il presidente dell’Associazione ciclisti professionisti- L’ennesima tragedia ci spinge a non demordere e a perseguire il nostro obiettivo, ad ogni costo. Vogliamo infrangere il muro di accettazione, di abitudini, di omertà e di silenzi colpevoli. Continueremo a combattere la violenza con la forza del diritto e della legge contro chi odia e disprezza la vita altrui anche solo per ignoranza…”