Maratona delle Dolomiti, un’opera d’arte raccontata in bicicletta
Si torna a pedalare tra La Villa e Corvara. Si torna ad ammirare dal vivo la potente bellezza dei Monti Pallidi, straordinarie opere d’arte della natura. Si torna dopo la “pausa forzata” dello scorso anno a celebrare la Maratona dles Dolomites che non è una corsa ciclistica ma molto di più. E’ la madre di tutte le granfondo, forse la più spettacolare, forse la più epica, forse la più agognata. Ma in trentaquattro anni è diventata anche molte altre cose, il biglietto da visita di una montagna che, soprattutto sulle Dolomiti, cerca di conservare un suo equilibrio che numeri, motori, rifugi sempre più patinati e hotel da mille e una notte mettono in discussione. La Maratona dles Dolomites è festa, monito, pungolo e anche un po’ baluardo di un pedalare “etico” che un po’ alla volta sta cambiando il ciclismo e la sua cultura amatoriale. Un pedalare che non premia chi non sta alle regole, chi bara, chi non si mette le carte in tasca, che è un po’ filosofia e un po’ passerella. Seimila ciclisti al via, sorteggiati tra le quasi 40mila richieste che ne fanno l’evento europeo più partecipato in epoca Covid, tra “green pass”, tamponi, mascherine ai ristori e distanziamenti più o meno possibili. Un gruppo enorme di questi tempi che sfiderà i 7 passi dolomitici: Pordoi, Sella, Campolongo, Falzarego, Gardena, Valparola, Giau tutti rigorosamente chiusi al traffico. Già il traffico. Qui si sente più che altrove. Qui è più problema che altrove perchè ti guardi intorno e capisci che c’è poco da “rombare”, che c’è poco da sgommare, piegare, sgasare. E allora l’ impegno è quello di arrivare a chiudere i passi per riportarli a essere quell’angolo di paradiso degni delle Dolomiti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. E la maratona dles Dolomites anche per questo è la madre di tutte le sfide. Il tema di questa edizione è rimasto lo stesso deciso per il 2020 cioè l’Arte o «Ert» per dirlo in lingua ladina tanto cara all’ideatore della manifestazione, Michil Costa, un’idea che diventa rappresentazione con graffiti giganti e installazioni su tutto il percorso e sulle salite che celebreranno le eccellenze di queste montagne e di queste valli. «L’arte la ritrovo nello sport quando questa si manifesta nella sua massima espressione: nel rovescio di un tennista, in una bella falcata di un corridore, nella lunga scivolata di un fondista. Per me vedere e ammirare questi gesti è un po’ come ascoltare buona musica, contemplare un panorama, un quadro, una bella fotografia – racconta l’azzurro dello sci di fondo Federico Pellegrino, membro della squadra Enervit e già proiettato verso l’Olimpiade invernale di Pechino 2022 -. Penso e spero che questa sorta di forma d’arte lo sia per tutti, e che lo spirito sportivo entri nelle case delle persone ogni giorno. Perché lo spirito sportivo è fonte di energia positiva, utile per tutti, sempre». Non solo lui tra i campioni. Al via anche lo sciatore di casa Manfred Moelgg, l’ex discesista azzurro Kristian Ghedina, l’ex fondista azzurro Cristian Zorzi, il Ct della nazionale di ciclismo Davide Cassani, l’ex calciatore Fabrizio Ravanelli, l’ex campione di motociclismo Marco Melandri e per la pria volta anche l’alpinista Barmasse Hervé. “Abbiamo la possibilità di creare la nostra opera d’arte dando vita al nostro sogno- spiega Chiara Ciuffini, già due volte vincitrice alla Maratona Dles Dolomites che domani sarà in gara lei pure con il team Enervit- Senza paura, senza timore di queste splendide montagne che faranno da cornice alla nostra opera. Bisogna solo trovare la giusta energia, dentro e fuori di noi e credere che nessuna montagna sarà poi così alta da non poter essere scalata. Meglio partire con il giusto passo guardando al nostro obiettivo, senza fretta ma senza sosta. Pedalare godendo della bellezza di queste strade, con grinta e con prudenza verso il traguardo, senza mai mollare. La Maratona è un sogno per tutti”. Un sogno possibile che pedalando nella formidabile bellezza di questi luoghi, nel silenzio delle montagne, nella sacralità delle vette diventa anche una spernza: “Ognuno di noi deve di agire a difesa dei diritti non solo dell’uomo- raccontava qualche tempo fa Michil Costa in una intervista- ma anche a difesa dei diritti della natura. La natura dovrebbe poter avere voce in capitolo, dovrebbe avere dei diritti, potersi difendere legalmente davanti a sfruttamento, scempio e modi irrispettosi. Non è fantascienza, è già successo…”. Eccolo qui il vero traguardo…