Ciclabili: nè propaganda nè bianchetto
Le ciclabili non vanno fatte per forza ma non vanno neppure «sbianchettate» per forza. La mobilità è un tema caldo della campagna elettorale. E viene da dire purtroppo, perché ciò significa che finirà nel calderone della lotta politica col sindaco Beppe Sala pronto a snocciolare i tanti nuovi chilometri di piste e il suo sfidante Luca Bernardo che pare intenzionato a pedalare in direzione contraria. E’ il gioco delle parti ma la «battaglia» rischia di non essere utile a nessuno soprattutto a chi in città vive e si muove. Sì, perché la mobilità per Milano è una sfida fondamentale e non può diventare terreno di scontro ideologico. Sala e la sua squadra questo hanno fatto negli ultimi tempi, disegnando piste a volte senza senso e a volte pericolose con una furia ambientalista che ha scatenato una guerra assurda tra chi pedala e chi non lo fa, dannosa soprattutto per chi va in bici. Ma la mobilità non è guerra, non è tutti contro tutti con insulti, minacce, risse e dispetti. La mobilità sono pedoni, bici, auto, moto, posteggi, mezzi pubblici che devono muoversi e integrarsi su un piano organico con l’obbiettivo di rendere le città più vivibili, lasciando da parte ideologie e impuntature. Tutte le città, non solo Milano, sono sempre più intasate e sempre più inquinate e dopo il lockdown ora siamo tornati a fare i conti con traffico e smog. Che non si battono con la demagogia e la propaganda o inventandosi una ciclabilità che, senza cultura e strutture, rischia solo di diventare una inutile somma di chilometri. O imponendola a tutti i costi e con troppa fretta, anche dove magari sarebbe stato meglio studiare percorsi alternativi e autonomi per le bici. Pedalare è una scelta intelligente perché non inquina, perché è economica, perché è salutare e perché in città è anche più veloce. Insomma è una risorsa anche se non per tutti, perché molti in bici non ci vanno. A patto però che se ne discuta con buonsenso e lasciando da parte pericolosi integralismi. Ciò vale per chi in tutti questi mesi non ha voluto sentir ragioni e ha continuato a tracciare corsie nonostante tutto, ma vale anche per chi verrà (se verrà) perché qualcosa da ripensare ovviamente c’è. Ma non proprio tutto. Più che il «bianchetto» serve farsi un giro in città e vedere cosa funziona e cosa invece non proprio non va. È più utile.