Claudia, dal coma alle paralimpiadi di Tokyo
Lo schianto a settanta all’ora nella discesa della «zingara morta», nel Beneventano, settima tappa di un Giro d’Italia-donne che si fermò senza fiato quando si ritrovò sull’asfalto Claudia Cretti che non si muoveva più. É il 7 luglio di quattro anni fa e per la venticinquenne ciclista di Costa Volpino, nella Bergamasca, la vita si ferma. Tre settimane in coma, due complicate operazioni alla testa e poi una lunga riabilitazione per ricominciare a far tutto anche le cose più semplici: dai primi passi, al mangiare, al bere, alle parole che non ricordava più. Una salita infinita, durissima, di quelle che non ti permettono di immaginare la fine, dove non si scollina mai. E invece no. Nella testa di Claudia, che non ha nessuna intenzione di rinunciare alla sua vita, «gira e rigira» una frase di Alex Zanardi che aveva conosciuto al Coni di Roma durante una premiazione, un anno prima dell’incidente: «Non guardare la metà che non hai ma quella che ti è rimasta…» le aveva detto il campione olimpico di handbike raccontando lo schianto nella Formula Indy che gli aveva portato via entrambe le gambe. Un «motto» che lei «traduce»,con pragmatismo orobico, in «fai il meglio che puoi con quello che hai…». E dà lì riparte con l’aiuto fondamentale della sua famiglia che in tutti questi anni la incoraggia anche quando riprende a pedalare pensando, giustamente, che quello sia l’inizio della sua rinascita. Avanti adagio, piccoli progressi ma costanti tant’è che in bici qualche anno fa ci torna sul «serio», a gareggiare come atleta paralimpica con il Team Femminile «Born to Win» di Roberto Baldoni. Lei, che ha già vinto ai mondiali juniores una medaglia d’argento nell’inseguimento, torna anche in nazionale paralimpica nella categioria C4, quella dove gareggiano atleti con disabilità lievi postumi di traumi cerebrali. Una cronometro vinta a Marostica, una corsa a Bassano del Grappa, due titoli nazionali, una medaglia d’argento nella Coppa del Mondo di paraciclismo pochi mesi fa a Ostenda in Belgio. Insomma un’altra vita, una storia di grande tenacia che può essere presa ad esempio. Così ieri l’azzurra viene premiata dal Consiglio regionale «per la sua capacità di rialzarsi, ritornando a vincere con passione ed entusiasmo». Una cerimonia ufficiale al Belvedere di Palazzo Pirelli che è un inno alla caparbietà e alla speranza e che vuole anche essere di buon auspicio perchè l’azzurra possa essere grande protagonista alle prossime Paralimpiadi di Tokyo. «Non me l’aspettavo- spiega- per me questo premio è una soddisfazione grandissima e lo dedico innanzitutto alla mia famiglia. Questi riconoscimenti mi rendono felice tanto quanto le vittorie sportive, perchè significa che c’è chi crede in me».