L’atleta più atteso della prossima New York City Marathon sarà il fuoriclasse etiope Kenenisa Bekele, secondo di sempre al mondo con 2h01:41 nel 2019 a Berlino, ad appena due secondi del record. Se la vedrà con un medagliato delle Olimpiadi come l’olandese Abdi Nageeye che si è aggiudicato l’argento ai Giochi e con  l’eritreo Ghirmay Ghebreslassie, iridato nel 2015. Ma il nome che più di altri attirerà l’attenzione italiana è quello di Eyob Faniel, primatista italiano dei 42,195 chilometri che è stato invitato dagli organizzatori e correrà per la prima volta nella “Grande Mela”. Per il 28enne vicentino  sarà la seconda gara della stagione su questa distanza  dopo la gara olimpica di Sapporo dove  si è piazzato ventesimo in 2h15:11. Il portacolori delle Fiamme Oro con 2h07:19 a Siviglia ha tolto l’anno scorso il record a Stefano Baldini, migliorandolo di tre secondi, mentre in questa stagione è riuscito a superare anche il primato nazionale della mezza maratona correndo in 1h00:07 all’aeroporto di Siena Ampugnano dopo aver eguagliato il limite dei 10 chilometri (28:08 nella serata di San Silvestro a Madrid). Ma al di là dell’aspetto più strettamente  agonistico il 7 novembre la 50ma edizione della New York City marathon avrà soprattutto un altro significato. Sarà il simbolo della ripartenza, della voglia di ricominciare cercando una normalità ancora complicata.  E ovviamente si icomincia proprio da New York con un “io c’ero” che avrà un sapore speciale per i trentatremila atleti che, prendendo in prestito le parole del direttore di gara Ted Metellus, “metteranno in mostra la forza, l’ispirazione e la determinazione della nostra grande città”. Ci sarà la fila. Ci sarà la corsa per essere presenti dopo che lo scorso anno anche la New York City Marathon aveva alzato bandiera bianca al cospetto della pandemia. Così è andata. Il mondo si è preso una pausa in attesa di tempi migliori. Che non è ancora detto che siano arrivati ma il 7 novembre correre a New York sarà ancora di più il coronamento di un sogno che a volte ti fa nascere e rinascere. O almeno ricominciare. Perchè in quel fiume di gente c’è dentro di tutto, con la corsa che diventa il modo per riscattarsi, per prendersi una rivincita, per dimostrare a se stessi che non c’è difficoltà, sfortuna, malattia o destino contro cui non si possa lottare, combattere e magari vincere. Basta crederci e basta volerlo.