Visite agonistiche post Covid: polemica sui rimborsi regionali
Il Covid non colpisce solo le persone più anziane e con patologie più o meno evidenti: ormai si è capito. Tra i tanti positivi al coronavirus infatti ci sono anche molti atleti ed amatori più o meno famosi e più o meno avanti con l’età. Essere in forma ed allenati però aiuta a venirne fuori più in fretta in molti casi anche se poi la ripresa dell’attività sportiva deve essere graduale. Non solo. Il ritorno alle gare, il “return to play” e chissà poi perchè in inglese, non è immediato ma vede l’obbligo sacrosanto) per gli agonisti di una nuova visita medico- sportiva a distanza di almeno 30 giorni dalla negativizzazione al virus Sars-Cov-2 e che comprende un test da sforzo massimale, la rilevazione continua della saturazione di ossigeno e l’esecuzione di un’ecografia cardiaca (ecocardiografia). Fatti salvi, per chi ha avuto complicazioni più pesanti, di esami ulteriori come l’ holter cardiaco delle 24 ore o test ematochimici specifici. Sono accertamenti costosi che, in un periodo di emergenza e di crisi occupazionale, non tutte le famiglie sono in grado di sostenere. E ciò andrebbe ad incidere sull’emorragia di atleti che in questo anno di pandemia tutte le federazioni sportive stanno già registrando. Tempo fa era stata Arisa- Confcommercio, l’associazione lombarda che riunisce il mondo degli imprenditori dello sport, a presentare alla Regione Lombardia una proposta che chiedeva di venire incontro alle famiglie dei giovani atleti per sostenere gli under 18 che avevano avuto il Covid e dovevano fare una visita medica per tornare a fare attività sportiva , Si chiedeva di intervenire per ammortizzare il costo della visita medica ma non pare che al momento la via sia questa. “La Regione Lombardia non rimborserà le visite mediche e gli esami aggiuntivi che i centri di medicina dello sport stanno facendo per gli atleti colpiti da Covid- spiega il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella dopo la risposta al question time in aula consiliare- Le normative vigenti erano note ma ci aspettavamo un sostegno. Ciò porterà molti ragazzi a non fare sport. E ciò dopo quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo non è cpmprensibile. Perchè lo sport è salute ma serve anche al recupero di una socialità che molti giovani hanno perso…”