I Giochi di Milano Cortina sembrano distanti, ma in realtà sono dietro l’angolo. Anzi dovrebbero già essere cominciati. Raccontava poco tempo fa in un’intervista al «Giornale» il professor Franco Ascani, membro italiano della commissione cultura del Cio ed organizzatore (tra le tante cose) di quei Trofei di Milano che dal 1964 hanno portato a far sport all’Arena tre milioni e mezzo di studenti milanesi, che la città è già in ritardo perchè un’olimpiade non sono solo investimenti, strutture e gare ma è anche nel concreto l’atteggiamento nei confronti dello sport e del diritto di tutti a fare sport. E in questo senso c’è parecchio da fare. Bisognerebbe, tanto per cominciare, sfruttare l’onda lunga dei Giochi olimpici di Tokyo ed ora le Paralimpiadi che dovrebbero servire a stimolare politica e amministrazioni ad investire subito e magari di più per garantire la pratica sportiva che, val sempre la pena di ricordarlo, non è il divertimento di pochi, ma un diritto di tutti oltre chè una garanzia di benessere. Come ha ricordato pochi giorni fa il presidente del Cip Luca Pancalli festeggiando le 69 medaglie azzurre nelle nostre città ci sono ancora troppe barriere architettoniche per i disabili, scarsa cultura del rispetto, pochi ( forse nessuno) impianti a loro dedicati e ci sono oltre un milione di ragazzi disabili che lo sport non sanno neppure cos’è. E Milano non sfugge alla regola. Nel dossier olimpico ci sono idee e progetti. Uno, l’Arena di Santa Giulia  presentato poco tempo faospiterà la cerimonia di apertura dei Giochi, l’Hockey ed altre gare ancora, una struttura multifunzionale pronta nel 2025 che poi resterà alla città per spettacoli e concerti. Lavori in corso che vedremo crescere nel tempo. Ma c’è qualcosa che forse si può fare subito. E cioè lavorare per creare quello spirito olimpico che una città che si candida ad ospitare i Giochi deve avere. Che si traduce in tanti modi ma soprattutto in uno e riguarda i bambini, i ragazzi cioè coloro che quelle olimpiadi le vivranno in prima persona, qualcuno magari anche da protagonista. Bisogna cominciare a coinvolgerli adesso spiegando loro che un’olimpiade non è solo un grande evento ma anche pratica sportiva, cultura dello sport, lealtà, benessere. Una città olimpica deve tenere sempre aperti i suoi impianti per permettere ai ragazzi di entrarci se ci passano davanti, se si incuriosiscono, se ne hanno voglia, se solo gli gira. Deve renderli gratuiti, allegri, «fighi». Deve farli diventare qualcosa di bello, dove un giovane di 15 anni va , si diverte e magari s’innamora. E non solo dello sport.