Sulla questione del nuovo stadio Meazza a Milano è di nuovo palla al centro e si spera che ora il sindaco Beppe Sala dia davvero il fischio d’inizio. Ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò, a Milano per premiare gli atleti con i Collari d’oro, non ha potuto fare a meno di intervenire sulla vicenda che si trascina ormai da un po’, forse troppo. Intervento necessario e interessato perché, vale la pena ricordarlo, il 6 febbraio del 2026 al Meazza è prevista la cerimonia di apertura dell’Olimpiade invernale di Milano Cortina e l’appuntamento è stato messo nero su bianco nel dossier presentato al Cio. Quindi Malagò, che oltre ad essere presidente del Coni è anche presidente dei Giochi «lombardo-veneti», è assolutamente parte in causa e non ha nessuna intenzione di perderci la faccia. L’ha fatta breve: non gli interessa tanto sapere che stadio avrà a disposizione per la cerimonia, se uno se due, se uno ristrutturato o cos’altro ancora. L’unica cosa che gli sta a cuore è che ci sia un impianto a posto e a norma come il Comitato olimpico pretende e che non ci siano i cantieri: «Perché così la cerimonia inaugurale non si può fare». Il discorso è semplice, la realtà parecchio più complessa, come sempre quando la posta in gioco è alta e in campo ci sono tanti attori, politici e non, da mettere d’accordo. Quindi la strada per arrivare a un accordo definitivo fra il Comune e i due club sembra ancora lunga: c’è una nuova giunta, ci sono comitati agguerriti che spingono per una ristrutturazione, ci sono i due club che vorrebbero invece buttare giù il Meazza, costruire una zona commerciale e rientrare dei costi e c’è l’Inter che sta facendo i conti con una situazione finanziaria a dire poco complicata. E poi c’è il sindaco Sala. Prima delle elezioni è stato abile a mettere nel «congelatore» i progetti del nuovo Meazza, liquidando la questione come troppo importante per la città per essere affrontata alla vigilia di una tornata elettorale con tutte le incognite del caso. In realtà il sindaco non aveva nessun interesse ad affrontarla e a fare i conti con il suo nuovo elettorato «verde» che ora è ben rappresentato in giunta e che del nuovo stadio non vuol proprio sentir parlare: troppo alto il rischio di perdere consenso. Ma ora il voto è andato. Sala sarà sindaco per altri cinque anni e ha tutto il tempo per sciogliere il nodo. Alibi non ce ne sono più. Malagò si è detto fiducioso, ma aspetta che qualcosa accada. I «Giochi» non sono per nulla fatti, ma si dovranno fare…