Il ciclismo fa il suo “Giro d’onore”
«Mi dicono che mi devo abituare ma non è possibile. Ogni volta che rivedo i nostri ragazzi alzare le braccia al cielo mi commuovo. Non mi voglio abituare a queste splendide emozioni e anche se abbiamo alzato l’asticella il mio invito è quello, il prossimo anno, di fare ancora meglio…”. Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione ciclistica italiana, qualche annetto fa era un pistard quindi di volate se ne intende e ieri a Roma nella sala dello Spazio Novecento che ha ospitato “Giro d’onore”, la festa della Fci, ha “lanciato” la squadra azzurra verso un prossimo anno che si spera vincente come quello che si chiude. E non sarà facile. “È vero, è stato un anno fantastico, per il ciclismo e per lo sport in generale – ha detto Valentina Vezzali, sottosegretario con delega allo sport – 97 medaglie conquistate sono un record ma, lo dico da ex atleta, non c’è nulla di più stimolante che lavorare per abbattere i record e stabilirne di nuovi. Tutte queste medaglie sono arrivate con un solo velodromo coperto. Il Governo è consapevole di questo e si sta impegnando perché trovi compimento quello di Spresiano e più in generale per rispondere alla domanda di impianti da parte di tutto lo sport italiano”. “Giro d’onore” è tornato dopo un anno di sosta in una forma rinnovata, voluta fortemente dalla Federazione e dal segretario generale Marcello Tolu, un festa di sport nel segno dei grandi personaggi. Innanzitutto gli atleti protagonisti di un anno forse irripetibile che ha portato titoli olimpici, Europei e mondiali: sono stati premiati juniores, U23 ed Elité che si sono distinti tra strada, pista, mountain bike, Bmx e paraciclismo. Presenti anche i quattro ragazzi d’oro del quartetto di Tokyo Ganna, Lamon, Consonni e Milan, il campione del mondo U23 Filippo Baroncini, l’iridato nell’eliminazione e bronzo olimpico Elia Viviani. “Permettetemi una provocazione, che poi tale non è, ma una presa d’atto della realtà- ha detto salutando gli atleti il presidente del Coni Giovanni Malagò– il quartetto che ha vinto le Olimpiadi, come tutto il movimento ciclistico italiano, ha gareggiato con un handicap, quello di poter contare solo su un impianto coperto. Per questo il plauso del mondo dello sport nei confronti della Federazione e di tutto il movimento ciclistico non può che essere misto ad ammirazione e riconoscenza…”. E infine un lungo applauso per salutare le vittorie del paraciclismo e il ritorno a casa di Alex Zanardi un anno e mezzo dopo il terribile incidente del 19 giugno 2020. “Ringrazio la Federazione per aver messo nelle condizioni migliori i nostri paratleti per raggiungere questi obiettivi- ha detto il presidente del Cip Luca Pancalli– Il paraciclismo è orgoglio del movimento paralimpico e settore che dà lustro alla Federazione ciclistica con la forza dei risultati e dell’umanità che ogni campione esprime. La Federazione ciclistica vince anche grazie a questi straordinari uomini e donne, alle loro famiglie che supportano la loro attività, a tecnici e personale che rendono possibile ogni anno questo miracolo…”.