Fa piacere sapere che il sindaco Giuseppe Sala si sia da qualche tempo innamorato della bicicletta. La bici, soprattutto quella da corsa, è una meraviglia e pedalare rasserena la mente e tonifica muscoli e cuore. E poi in bici si capiscono tante cose, che la fatica è un premio, che la tenacia è la via più dritta per passare a ritirarlo, che la strada che dà più soddisfazione è sempre la salita. Ciò detto ci sono diversi modi di pedalare. Quello più comodo è andare in gruppo: si sta lì belli protetti nella «pancia» e senza far fatica si macinano chilometri e si arriva alla meta senza dannarsi troppo. Ma non è un incedere da campioni, è un andare di conserva che non entusiasma, come si dice oggi è un pedalare «politicamente corretto». Che è un po’ quello che rischia il ciclista Beppe Sala. Tutti i sindaci, quando vengono eletti, tra le prime cose promettono di essere «sindaci di tutti», ma è ormai una frase fatta, svilita dalla routine. Sì perché, per essere «sindaci di tutti», bisogna avere il coraggio di uscire dal gruppo, di lasciare la scia e prendersi un po’ di aria in faccia. Bisognerebbe, ad esempio, avere il coraggio di rompere gli schemi che ci portano a stare da una parte o dall’altra della «barricata» e condannare le violenze degli immigrati a Capodanno in Duomo senza troppe indulgenze e non undici giorni dopo, spiegando però «che venivano da fuori Milano…». Come se cambiasse qualcosa. Bisognerebbe ammettere, come capita in tutte le grandi città, che un problema immigrazione esiste e basterebbe farsi un giro in piazza Selinunte o in viale Padova per rendersene conto. Servirebbe spostare la lente un po’ fuori dal centro per capire che non bastano un po’ di panchine colorate o qualche tavolo da ping pong a riqualificare una periferia. Sarebbe onesto ammettere che le ciclabili sono il futuro più lungimirante a cui una metropoli può ambire, ma solo se vengono tracciate con buonsenso e senza pagar dazio all’ideologia. E il caos in cui si è trasformata via Legioni Romane è lì a dimostrarlo. Un «sindaco di tutti» deve trovare il coraggio ogni tanto di guardare la città anche con gli occhi di chi magari non l’ha votato. Che è un po’ come alzarsi sui pedali quando si va in bici. Si buttano giù un paio di rapporti e si prova ad andar davanti a fare l’andatura. Così fanno i campioni, altrimenti ci si deve rassegnare fare i gregari. Con tutto il rispetto possibile per i gregari. Ci mancherebbe.