Violenze, aggressioni, bande di adolescenti sempre più determinate. Il disagio giovanile è nei numeri, nei reati, nelle denunce che la pandemia ha dilatato. «E urgente una azione preventiva efficace per intercettare il disagio, accentuato dall’isolamento imposto dalla pandemia che ha fatto aumentare i tentativi di suicidio e anche i suicidi portati a termine…» ha spiegato il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Ondei inaugurando l’Anno giudiziario. Un quadro cupo che fotografa un momento complicato. Il fatto è che la pandemia e il lockdown hanno cancellato scuola e sport, che nella formazione degli adolescenti sono un momento di crescita insostituibile. A ciò si aggiunga che la famiglia negli ultimi anni non è più quella rete di protezione che era una volta. Non basta restare connessi, chattare, ritrovarsi su qualche piattaforma digitale per mantenere i contatti. In questi anni di pandemia le distanze hanno cambiato i rapporti e forse contribuito ad accelerare un processo di degrado sociale in cui molti adolescenti delinquono per evadere dalla noia e dalla paranoia dei loro smartphone pensando che sia tutto un videogioco. Ma che mondo è? Forse quello che ci attende e che in un certo senso ci siamo costruiti delegando in troppi casi il ruolo di genitori, educatori, maestri e allenatori ad una tecnologia che annienta gli adulti, figurarsi gli adolescenti. Il presidente della Corte d’Appello invoca un piano per la salute mentale dei ragazzi ma forse sarebbe un passo importante anche riportarli semplicemente a scuola con regolarità o sui campi sportivi. Basterebbe per intercettarne il malessere? Evidentemente no, ma aiuterebbe perchè lo sport insegna. Quanto la famiglia e la scuola se non di più. In uno spogliatoio s’impara in fretta a vivere, a rispettare i compagni, a dar loro un mano in campo e non solo in campo, si capisce che la solidarietà è un valore ma conviene anche perchè si vince e si perde tutti insieme. Chiacchiere? Forse. Però chi cresce facendo sport qualche valore in più se lo porta appresso. Partecipare, competere, vincere, perdere tutti verbi che tanti adolescenti di oggi sarebbe utile iniziassero a coniugare. Non è un antidoto alla violenza, ma di certo un’ottima vaccinazione.