Lombardia “olimpica” ma i bimbi non fanno più sport
Quello che c’è e quello che non c’è. C’è la pandemia che fortunatamente ora pare stia mollando il colpo, ci sono stati lockdown e coprifuoco che ci hanno letteralmente cambiato la vita, c’è una emergenza economica e stiamo cominciando a fare i conti con una emergenza sociale soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti che in questi anni sono cresciuti quasi senza scuola e senza sport. L’attività sportiva è stata, ad eccezione per gli atleti agonisti, di fatto cancellata, spazzata via da chiusure di impianti sportivi, campi di calcio, basket, piscine. E i numeri (e i fatti di cronaca) spiegano meglio di tante parole il «disastro» che si sta consumando anche nella nostra regione che deve fare i conti con un crollo dei praticanti soprattutto tra i giovanissimi. Contagi, gare e «garette» cancellate, società dilettantistiche costrette ad alzare bandiera bianca per i costi di gestione diventati insostenibili ed ora anche tutte le difficoltà legate al super green pass obbligatorio per allenarsi, hanno fatto sì che negli ultimi tempi in Lombardia il calo dei minori che hanno praticato sport di base sia stato del 12,4 per cento e che va aggiungersi ai tanti giovanissimi che in questi due anni si sono persi per strada a causa della pandemia. «L’obbligo di Super Green Pass per i maggiori di 12 anni impedisce di praticare sport a tantissimi dei nostri minori associati- spiega Geraldina Contristano, presidente di Uisp Lombardia, l’ Unione Italiana Sport Per tutti- l’attività fisica e lo sport devono essere assegnati senza discriminazioni di genere, età, disabilità o per qualsiasi altra ragione». Un allarme scattato dopo che il Governo ha introdotto l’obbligo di Super Green Pass per accedere alle strutture sportive: «Si tratta di migliaia di ragazze e ragazzi che non possono liberamente scegliere in merito alla loro vaccinazione e che sono in questo momento impossibilitati a praticare sport insieme ai loro coetanei- continua il presidente Uisp lombardo- Il che comporta di fatto una discriminazione e un alto rischio sociale». Non solo. Lo studio «Covid-19 e Attività Sportiva in Età Giovanile» realizzato lo scorso anno dallo IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha dimostrato quanto lo sport per i bambini sia la più formidabile delle «medicine» e come la chiusura delle attività sportive non abbia avuto efficacia nel ridurre il contagio in bambini e adolescenti. Anzi. Il numero di positivi è stato superiore in chi non ha mai praticato sport durante la pandemia (12 per cento) rispetto a chi si è allenato (9 per cento). Oltre a non aver contenuto il contagio le restrizioni hanno favorito l’incremento di disagi giovanili: «A conferma di ciò ci sono studi che documentano un concreto incremento di disturbi comportamentali nei bambini- spiega la Uisp- Problemi di ansia, depressione e aggressività che emergono dallo studio pubblicato su JAMA Pediatrics (rivista medica accademica di A.M.A., American Medical Association) e che dimostrano come l’incidenza fra gli adolescenti sia raddoppiata rispetto a prima della pandemia». I risultati, che derivano da 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, dimostrano come oggi un adolescente su 4, nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su 5 segni di un disturbo d’ansia.