Viaggiare in bici. Che è sempre pedalare, ma un altro pedalare. Non c’è agonismo ma avventura, non ci sono tempi e watt da misurare ma conta solo arrivare alla meta. La bici è da corsa ma sempre più spesso «gravel» e ora anche a pedalata assistita ma comunque sempre con borse e portabagagli. E’ la nuova moda, la nuova tendenza, un nuovo stile ( più lento) di viaggiare e godersi paesaggi e silenzio. Con un po’ di fatica (molta) ma senza l’incubo di ritrovarsi in coda in una autostrada affollata o per un caffè in un autogrill. Su strade il meno battute possibile che prendono il nome di ciclovie, percorsi mappati e indicati che spesso si intrecciano con vere e proprie ciclabili, che attraversano la Penisola di lungo in largo. Strade «silenziose», abbandonate dal traffico a motore per vie più dritte e veloci. Che poi uno dà un’occhiata alle cifre e capisce che non è una pratica esclusiva da «fissati». Tra pandemia, crisi, ristrutturazioni, esuberi ed una economia che singhiozza nei settori che una volta erano essenziali e oggi non funzionano più, una delle poche bilance attiva resta, come sempre, il turismo in tutte le sue declinazioni. E il cicloturismo sta tirando la volata al settore. Si moltiplicano le agenzie che propongono viaggi in bici, aumentano le formule, si aggiungono destinazioni a destinazioni.  Oggi e domani (con ingresso gratuito) alla Fabbrica del Vapore è in programma la Fiera del Cicloturismo, la prima in Italia dedicata proprio al viaggiare in bicicletta. Un appuntamento importante per tutti gli appassionati, per chi ha già scoperto i piaceri di un viaggio in bici ma soprattutto per chi è curioso di capire e di scoprire come ci si può avvicinare ad una vacanza su due ruote in famiglia, con gli amici o in anche solitaria. Le proposte saranno molte e sono oltre 50 gli operatori che hanno deciso di partecipare a questa prima edizione con i loro pacchetti di viaggio e con le loro proposte. Escursioni in giornata, lunghi viaggi in completa autonomia o con mezzi al seguito per assistenza e trasporto bagagli, tour guidati in città d’arte o alla scoperta di borghi e regioni con la loro storia e lo loro gastronomia. Previsti anche incontri, dibattiti e workshop. Fare turismo in bici esprime i caratteri distintivi della «Low Touch Economy» (sicurezza, salute, distanziamento, corto raggio) ed perfettamente in linea con le esigenze di «nuova normalità» dettate dell’emergenza coronavirus. La vacanza è il viaggio stesso, con il suo scorrere silenzioso e paziente, con le deviazioni inaspettate, con le mappe che spesso si perdono, con le soste impreviste perché si incontra un borgo, una trattoria, uno scorcio che merita una foto. Con il sole, con la pioggia, con gli imprevisti perché capita di forare e di riparare, di sporcarsi le mani di grasso, di dovere fare i conti con qualche bullone che si allenta, di dovere metter mano a brugole e cacciaviti. Negli ultimi anni il nostro Paese si sta adeguando. Sui percorsi ciclabili sono spuntate le prime stazioni di sosta dove è possibile fermarsi, mangiare, riparare e dormire, crescono le offerte dedicate a chi ha voglia di pedalare e molte regioni stanno provando a incentivare un settore che ha grandi potenzialità anche dal punto di vista occupazionale. Così molti hotel diventano Bike hotel, molti agriturismi diventano «amici dei ciclisti», molte strutture puntano sull’accoglienza alle due ruote con una serie di servizi che vanno dall’ospitalità, alle officine, ai punti di lavaggio, alle colazioni e ai menu pensati apposta per chi pedala. E oggi e domani in Fiera si farà un po’ il punto.