Su certe ciclabili si rischia la pelle
“Le ciclabili sono state pensate male e disegnate peggio. Obbligano chi pedala a gimkane assurde tra pedoni, mamme, gente che porta a spasso il cane, che corre, auto posteggiate di traverso, furgoni che scaricano la merce e che aprono le porte all’improvviso…”. Così parlava Gianni Bugno qualche tempo fa, tra l’altro poche settimane prima di candidarsi nella lista dei Riformisti che appoggiava il sindaco Giuseppe Sala alle ultime elezioni. Il campione monzese «bacchettava» il Comune sulla sicurezza di una rete ciclabile disegnata forse con troppa fretta. Ma per capire che le ciclabili milanesi (non tutte ma parecchie) siano pericolose non serve aver vinto un paio di mondiali o una Sanremo. Basta andarci, in bici ovviamente. Da via Sardegna a Buenos Aires a Molino delle Armi chi pedala rischia la pelle. La rischia perchè sulle piste non c’è controllo, non ci sono vigili, telecamere, non c’è nessuno che scoraggi auto, furgoni, moto, scooter a sfrecciare per saltare code o ingorghi. Le ciclabili possono piacere o non piacere ma se ci sono devono essere usate da chi pedala. Altrimenti diventano zone franche dove si rischia di finir male. E sarebbe bene che il sindaco Sala, l’assessore alla mobilità Arianna Censi se ne rendano conto in fretta e le mettano in sicurezza. La ciclabilità è un’alternativa per il trasporto e i dati record sulle vendite di bici ne sono la prova. C’è un futuro a pedali che sarà una risorsa solo se riuscirà ad integrarsi con le altre forme di mobilità senza far guerre né crociate e senza la presunzione di voler «salvare il mondo». Ma non basta moltiplicare il numero delle piste e delle bici per fare il miracolo. Non sono «pani e pesci». Serve investire in sicurezza, servono controlli e multe per chi sgarra, ciclisti e «monopattinisti» compresi quando «scorazzano» impuniti dove non devono. Ma i Comuni, e Palazzo Marino non fa eccezione, su questo tema non ci sentono e la conferma arriva dall’Osservatorio Nazionale Focus 2R, promosso da Confindustria Ancma e Legambiente che sei mesi fa denunciava che il miglioramento della sicurezza non è una priorità per una amministrazione su due. E così non va.