Lo sport dei ragazzi costa: arriva la “dote” per aiutare le famiglie
Lo sport per i ragazzi non è solo divertimento ma anche un momento importante di crescita. E siccome lo sport costa ecco che in Lombardia arriva la “dote sport”, un rimborso in denaro delle spese sostenute dalle famiglie per l’attività dei propri figli minori, il cui valore può variare da 50 a 200 euro. “E’ uno strumento che contiamo di confermare ogni anno- ha spiegato il governatore lombardo Attilio Fontana intervenendo a Palazzo Lombardia nel convegno, organizzato da Panathlon International, sulla riforma della legge 91 del 1981- In attesa che venga varata la riforma della legge nazionale sul professionismo sportivo e l’introduzione in costituzione del valore educativo e sociale dello sport, quello che può fare Regione Lombardia, che condivide con lo Stato la titolarità della potestà legislativa in materia sportiva, è agevolare e favorire le diverse discipline e forme di sport, consentendo alle associazioni sportive di operare e ai genitori di usufruire dello splendido patrimonio di crescita che l’attività sportiva costituisce per i propri figli”. Non è la prima volta che il Pirellone si mette al fianco delle famiglie nella promozione dello sport inteso come stile di vita e come strumento educativo. Vanno ricordati l’’accordo con il Comitato Italiano Paralimpico Lombardia (CIP), per un progetto di avviamento alla pratica sportiva delle persone con disabilità; misure di sostegno dell’attività ordinaria di Comitati, Associazioni e Società Sportive dilettantistiche; bandi per finanziare manifestazioni ed eventi sportivi con discipline olimpiche e paralimpiche e il bando “sport outdoor” che lo scorso anno ha stanziato fondi per la realizzazione di aree attrezzate per lo skyfitness e la creazione di playground in quasi 300 comuni lombardi. Sempre quest’anno infine, durante tutta la stagione invernale, è stata data la possibilità a tutti i minori di utilizzare gratuitamente gli impianti di risalita nelle località sciistiche lombarde. «Parlando di professionismo – ha concluso Fontana – credo sia necessaria la costruzione di una cultura sportiva in Italia: in altri Paesi del mondo lo sport è una carta di valore per accedere alle migliori Università e addirittura per vedersi riconosciute le spese di studio. Da noi invece troppo spesso occorre scegliere tra la carriera sportiva e quella lavorativa. Ma la differenza sostanziale tra i due percorsi non esiste: lo sport può essere un lavoro, può essere una scelta di vita».