«Sono qui per annunciare che questo sarà il mio ultimo Giro d’Italia e a fine stagione lascerò il professionismo. Ho continuato, anche ora, a dare il massimo. Ho aspettato questa tappa perché è qui dove è iniziato tutto. Sono andato via di casa che avevo 15 anni e ho dato tanto al ciclismo. Ora è arrivato il momento di restituire quello che ho tolto alla mia famiglia». Vincenzo Nibali, si mette a posto il cappellino azzurro dell’Astana, si accomoda sullo sgabello del Processo alla Tappa e a Messina, a casa sua, con i suoi genitori qualche centinaio di metri più in là inizia a scrivere i titoli di coda sul kolossal della sua carriera.  Un po’ toglie il fiato l’annuncio che tutto sta per finire, che la meraviglia sportiva che in questi anni ci ha regalato non l’avremo più,  che dovremo farne a meno. C’è un tempo che non si vuole che arrivi perchè più di ogni altra cosa dà l’idea del tempo che passa, che sfugge e si porta via i nostri eroi oltrechè la giovinezza. Ma va così. Solo così può andare anche se qualche lacrima scende. Giusto così anche se resta un vuoto enorme. Una voragine da riempire e non solo tecnica,  perchè altri Nibali alle spalle non ci sono, non se ne vedono, neppure lontani, lontanissimi. Una sottile malinconia che, chi ama il ciclismo imparerà, col tempo a curare perchè Nibali c’è stato, c’è e, come tutti i grandi di questo sport, ci sarà per sempre. “Nibbali” con due “b” come dicono dalle sue parti in Sicilia, terra vera.  Vincenzo Nibali che si porta dentro il sorriso, l’umiltà e il pudore antico delle sue genti che anche quando trionfano sanno rimanere semplici. Ma anche quando perdono e quando, col passare degli anni, vincono meno.  Nibali che cade , che si rompe e si aggiusta come fosse un Lego e che risponde presente perchè il ciclismo è il suo mestiere, gli ha dato fama e fortuna e quindi si onora. Nibali che ora le “prende”, che si stacca sull’Etna ma che ci ha riscattato da anni di “scoppole” e di figuracce non solo sportive. Nibali che  per lo sport italiano in tanti anni di magra è stato un po’ come un panda da tenere sotto altissima protezione.  Nibali che Tour, Giro, Vuelta, Sanremo, Lombardia sono lì in bacheca e non si possono dimenticare anche in un Paese sempre più abituato a ricordare solo ciò che succede oggi.   Nibali  che,  fino a qualche tempo fa gli fischiavano le orecchie e che  tutti  tiravano per la giacchetta, perchè noi siamo gente amica di chi vince. Nibali senza creste, senza piercing, senza  musica e cuffie prima di partire per una crono, senza gossip e senza eccessi.  Nibali orgoglioso: ” portare il tricolore sulle strade francesi per me è stato un onore…”.  Nibali onesto: “In questo Giro sarebbe stato più facile restare a casa…”. Nibali riconoscente: “Sono venuto perchè questa corsa mi ha dato tantissimo e lo dovevo ai miei tifosi…”.  Nibali che ha diritto di correre finche vorrà, che  se non ci fosse bisognerebbe inventarlo e che chissà quando ne troveremo un altro così. Nibali  è per sempre, come un gioiello.