Lo sport paralimpico entra negli asili
Nonostante lo sport paralimpico si stia ormai sempre più conquistando gli spazi che merita il presidente del Comitato paralimpico italiano Luca Pancalli non perde occasione per ricordare (giustamente) la realtà di chi deve fare: «Per permettere al nostro movimento di crescere ancora servono aiuti concreti- aveva spiegato l’estate scorsa il presidente dopo le vittorie olimpiche – Non basta gioire per le imprese degli azzurri. Dobbiamo garantire a tanti giovani disabili la possibilità di accedere al mondo dello sport. Dobbiamo aiutare loro e le rispettive famiglie e sostenerli nei costi per gli ausili». E questo dal punto di vista sportivo, senza contare poi che c’è un’altra realtà, sicuramente più drammatica, contro cui i disabili «gareggiano» quotidianamente. Ed è quella dei limiti architettonici che incontrano, delle scale che non riescono a scendere, dei negozi in cui non possono entrare, dei mezzi pubblici su cui non riescono a salire. Un cammino che resta in salita con “barriere” fisiche ma anche culturali che si fa ancora fatica ad abbattere. Ben venga allora il Protocollo d’intesa siglato dal Ministro Patrizio Bianchi e dal Presidente del Cip, Luca Pancalli che, nei prossimi tre anni, individua programmi per diffondere la cultura paralimpica, promuovere le attività motorie e sportive di studentesse e studenti con disabilità e per favorire l’avvicinamento all’attività motoria dei bambini già dalla scuola dell’infanzia. « Firmiamo un documento importante che favorisce benessere, educazione e inclusione- spiega il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – Le nostre ragazze e i nostri ragazzi imparano a scuola a giocare di squadra, misurandosi con le sfide delle discipline sportive». «Siamo felici di questa importante intesa con il Ministero dell’Istruzione che dá un forte impulso alla promozione e alla diffusione nelle scuole dello sport quale strumento di cultura, inclusione e integrazione – dichiara Pancalli -. Si tratta di un tassello importante per la costruzione di una diversa percezione della disabilità e dunque un contributo significativo per la crescita del nostro Paese dal punto di vista civile e sociale».