La muta vietata, l’acqua bollente nelle borracce, la cuffia che scotta, i segni del body con la schiena mezza ustionata, la sete. Insomma caldo. Tantissimo caldo nel DeejayTri  numero cinque che è andato in onda sulle frequenze dell’Idroscalo nel week end con Linus, come da copione, a far gli onori di casa nella spiaggia Bosco e con le voci  della Radio di Andrea, Michele e Vic, a tenere alto il morale della truppa. Che dopo la pausa della pandemia, dopo le mascherine, dopo le rinunce a cui eravano tutti più o meno abituati, è sembrata quasi una liberazione. Campioni, meno campioni, promesse, ex promesse, giovani, giovanissimi, cuccioli ancor più piccoli tutti pronti a tuffarsi nel ” mare di Milano” che purtroppo comincia  a mostrare i segni evidenti di un degrado che va dalle alghe che se lo stanno “divorando”, ai tanti canali e canaletti abbandonati a se stessi, agli stabili dove anni fa si faceva sport chiusi in attesa di un altro destino. Qui bisogna fare qualcosa- suggerisce Aldo Rock dal palco delle premiazioni- Perchè in queste condizioni si fa davvero fatica a nuotare…”.  Fosse solo quello il problema, ma bisognerebbe dargli retta.  Il il resto è sport ed è gioia in una sfida ben organizzata che non sarà un “mondiale” ma è ciò che serve a rendere il triathlon più “pop” con buona pace di chi lo vorrebbe conservare come un’enclave riservata agli eletti. Che poi comunque, nonostante la canicola e l’umidità milanese, chi gareggia davanti non fa sconti.  Ad aprire le danze sabato  il Super Sprint con Thomas  Previtali e Stefania Aguzzi (Raschiani Triathlon), i più veloci a tagliare il traguardo rispettivamente in 31’14” e 43’26” seguito dall’olimpico dove Davide Ingrillì in 1h52’27” e Asia Mercatelli in 2h05’18”  hanno messo dietro tutti. Nello Sprint  impressionante gare in solitaria per Michele Sarzilla (DDS-7MP Triathlon Team) con il tempo di 54’52” e di Bianca Seregni in 1h02’17”. “Pensavo di fare una gara con i miei compagni di team – commenta il 33enne bergamasco del 7Mps – Dopo il nuoto ho visto un gap e deciso di spingere quanto ne avessi per fare la mia gara. Dalla bici non mi hanno più ripreso e dalla corsa ho gestito il vantaggio accumulato. Ci tenevo a fare bene essendo la gara di casa e volendo dimostrare a me stesso di essere pronto per gli appuntamenti internazionali che mi aspettano”. Per chiudere, la ciliegina sulla torta, le gare dei più piccoli dopo due anni di stop. «Ci siamo avvicinati al triathlon con la stessa filosofia della corsa – spiegava  qualche tempo Linus – e cioè con la speranza di creare un evento sportivo che unisca e non divida. Un evento in cui l’aspetto agonistico e organizzativo sia comunque e sempre di altissima qualità ma nel quale chiunque possa sentirsi a proprio agio, dal campione al neofita. E dove ogni partecipante torni a casa con il ricordo di una giornata divertente». Così era cominciata e così sta continuando. L’equazione è la stessa che con la Deejay ten ha avvicinato alla corsa masse di “divanisti”. Qui è un po’ più difficile ma quasi 2mila triatleti al via sono un bel bottino, un tesoretto che fa un po’ d’invidia. Così molti ci provano approfittando di una sfilza di gare  che sembrano una lista della spesa. Così molti si avvicinano. Così molti scoprono che mettere insieme nuoto, bici e corsa è faticoso ma non è impossibile. E allora c’è la prima volta di chi arriva braccia al cielo sul traguardo di un olimpico, di una staffetta o di un  supersprint. Viene facile provarci su questa ex pista d’atterraggio per idrovolanti che è il valore aggiunto di una città che ha un sogno olimpico e che qui potrebbe realizzarlo ammesso e concesso che l’Idroscalo torni ad essere accudito. Viene facile perchè la formula è quella che Trio Events ha inventato e rodato e cioè il triathlon come evento agonistico d’eilte ma anche come vivace  contenitore di sport dove ognuno trova il suo spazio e la sua dimensione. E allorta c’è chi è qui per vincere chi per scommessa e chi, come  ragazzi Zerotrenta anche per  inventarsi un inaspettato “quarto tempo” con tanto di birre ghiacciate, salumi e pane con le acciughe. Che rende perfettamente il senso della squadra, del piacere di fare sport insieme e di godersela “reintegrando” alla vecchia maniera ma soprattutto spiega meglio di ogni altra cosa qual è il senso dell’ ospitalità a portata di mano. Che è un po’ come il deejayTri…