Si passa cento volte in autostrada da Busalla, da Milano a Genova e viceversa, sulla Serravalle. Si passa e si va perchè in autostrada si parte e si arriva, e ciò che succede nel mezzo non conta, è solo una perdita di tempo. Invece in bici, viaggiando in bici, a Busalla ci si ferma eccome un po’ per stanchezza dopo tanti chilometri e un po per rionciliarsi con la tranquillità. E un bel paesone nell’alta valle Scrivia dove si ritrova un po’ il gusto del tempo, un tiro di schioppo da Genova nel territorio attraversato dallo Scrivia che la siccità di quest’estate ha praticamente ridotto in secca. Cittadina storica. Teatro nel 1300 degli scontri tra Guelfi e Ghibellini, poi parte della Repubblica di Genova e quindi  dei comprensori annessi da Napoleone Bonaparte e del Regno di Sardegna,  Busalla venne completamente trasformata dall’arrivo nella prima metà dell’Ottocento dalla ferrovia Torino-Genova che la trasformò in una cittadina residenziale della borghesia genovese completa di caffè e ritrovi eleganti di lusso. In primo conflitto mondiale decretò la fine della Busalla Ottocentesca ma nel dopoguerra il paese, adornato con eleganti ville signorili, si risollevò.  Tutto ciò si scopre viaggiando lentamente in bici che fra l’altro da qui sono sempre passate, nei secoli scorsi e più di recente con il Giro d’Italia. La statale dei Giovi  è la via perfetta per riavvolgere il nastro del tempo, è il viaggio che non ti aspetti o meglio il viaggio che custodisce nel bel mezzo delle sue montagne storia, cultura tradizioni e luoghi intatti. Pedalando su strade secondarie  tra Lombardia, Piemonte  e Liguria, lontano dal clamore di un riviera che è li ad un passo, è un attimo ritrovare il gusto di un viaggiare a ritroso nel tempo  tra borghi, storie, locande  e trattorie che sfidano il tempo. Sono cartoline da spedire a chi viaggia veloce, a chi passa e va e a chi non ha la pazienza di raccogliere le emozioni e riportarsele a casa.  Si parte e si arriva e se è il caso ci si ferma. La bici al centro ma è un’altra storia. Che muove la passione. Che muove le ruote. Che muove la voglia di scoprire un pezzo d’Italia che è ancora forziere del buon vivere. Ma non è come dire. Che poi, per caso, ti ritrovi al B&B La Moggia in una villa di fine Ottocento che pare disegnata a pastello per raccontare di un viaggio che da queste parti ha un dolce sapore antico.