Otztaler numero 41: la bici è fatica e qui di più…
Sessantasei tornanti per scrivere la storia dell’Otztaler radmarathon, un racconto infinito che si ripete ormai da 41anni. 238 chilometri con quasi seimila metri di dislivello su un tracciato perlopiù chiuso al traffico. 9.500 fette di torta per placare l’appetito di un popolo di pedalatori che sul percorso lascerà oltre 9mila calorie. Oltre 4mila iscritti che nella prima edizione erano meno di 200. Si parte da Sölden nella valle tirolese dell’Ötztal attraverso il Kühtai (2.020 m), proseguendo in direzione Brennero (1.377 m), si sconfina in Italia a Vipiteno attraversando successivamente i passi Giovo (2.090) e Rombo (2.509 m), per poi fare ritorno a Sölden in Tirolo. Sarà il “sogno” il leitmotiv di questa edizione. Un sogno che per molti si avvera e per tanti altri si ripete perchè chi ci è già venuto qui spesso torna. Dalla Germania, ad esempio, che resta il Pease più rappresentato con 2.585 iscritti, dall’Austria (1080), dall’ Italia (729), dalla Svizzera (112) e dai Paesi Bassi (84). Un sogno che è gioia ma anche fatica e lo slogan parla chiaro ma non mente: “è la competizione più dura e impegnativa delle Alpi”. Chi l’ha fatta conferma ma nessuno si spaventa, anzi. Tant’è che negli ultimi anni è un crescendo di richieste di partecipazione che vanno ad allungare una lista d’attesa che è come quella dei desideri. Come sempre domenica prossima si parte all’alba e saranno i tiratori scelti dell’esercito austriaco a dare il via ufficiale con un potente colpo di cannone, che farà tremare i sellini. Al lungo serpentone serviranno circa 20 minuti per lasciarsi alle spalle la località tirolese e dirigersi verso il fondovalle dell’Ötztal. Si parte ognuno con la propria voglia e con le proprie attese E ci proveranno in tanti ad arrivare per ritagliarsi un pezzettino di gloria e di fatica. Tempo previsto oltre 7 ore ” di dura e incredibile fatica” è scritto su una locandina. Che non è uno spot. Sette ore dove ci sarà tutto il tempo per soffrire, sudare, imprecare, riflettere e pensare. Oppure ripensarci. Ma il bello è tutto lì.