Elbaman, un triathlon “spaziale”
Ci vuole un fisico “bestiale” per andare nello spazio. Ma ci vuole un fisico “bestiale” anche per finire un ironman o un mezzo ironman soprattutto se è l’ Elbaman che un po’ tradisce perchè i posti sono talmente belli che uno alla fatica non ci pensa proprio. Luca Parmitano, 46 anni, catanese, primo italiano al comando della Stazione internazionale spaziale e primo italiano ad aver passeggiato nello spazio, il 2 ottobre sarà al via del 70.3 sull’isola che i latini chiamavano Ilva e i liguri Ilvates per via delle miniere di ferro che ancor oggi rendono rosse e color antracite alcune delle sue spiagge. Per l’astronauta “azzurro” è la prima volta in Italia ma non la prima in assoluto visto che otto anni fa aveva felicemente concluso in 12 ore e mezzo il mondiale Ironman che ogni anno si corre a Kona nelle Hawaii sotto la guida sapiente di Sergio Contin che allora era il coordinatore della squadra azzurra di triathlon. Ma, senza nulla togliere a nessuno, l’Elba è l’Elba e un astronauta al via non è cosa di tutti i giorni: “Abbiamo accolto con gioia la notizia della sua partecipazione- commenta Marco Scotti, anima, cuore e custode di questa sfida- non solo perché si tratta di un italiano illustre e ciò che ci onora ma anche perché siamo felici di collaborare con lui nella sensibilizzazione ai temi del cambiamento climatico e del rispetto del pianeta. Temi che vengono promossi dai molti progetti dell’Agenzia Spaziale Europea e che vedono sempre Luca in prima linea”. Lo sport è pratica virtuosa e quando è “sostenibile” lo diventa ancor di più soprattutto in questi ultimi anni con la coscienza di ognuno che comincia in concreto a fare i conti con i danni e le conseguenze che i maltrattamenti al pianeta si portano dietro. “L’Elba è un paradiso per il triathlon e non solo- spiega Scotti- E vogliamo impegnarci a limitare al massimo l’impatto della gara sul territorio. Organizzeremo anche una mostra a Marina di Campo in cui raccontare, con le immagini satellitari e materiale digitale dell’ESA, l’impatto del cambiamento climatico sulla terra. Con questa mostra speriamo di coinvolgere i più giovani, le realtà locali e tutti i partecipanti all’Elbaman. Vogliamo farci raccontare da Luca , che ha avuto la possibilità di osservare la Terra dallo spazio, cosa possiamo fare ogni giorno per prenderci cura del pianeta, che come lui stesso è solito dire “non è nostro, ma è nelle nostre mani”. Poi, ovviamente, arriveranno anche le ore della gara. Per un qualche ora il pianeta potrà attendere e bisognerà nuotare, correre, pedalare che anche per un astronauta non sono cose di tutti i giorni. Vita strana la loro. All’inizio fatta di sogni ma poi di studi, di test, di missioni che durano mesi e anni, di lontananza e di figli che fanno fatica a riconoscerti quando torni e anche di paura. Fatta di passioni proiettate nello spazio che però vogliono anche essere il più terrene possibili come Parmitano racconta spesso. Come la musica di Fabrizio De André, Battisti, Dalla, dei Beatles e con il jazz di Pat Metheny. E con una filosofia precisa: “Bisogna andare sempre più lontano. Guardare l’orizzonte, inseguire quello, chiedersi che cosa nasconde e c’è oltre, provare a toccarlo con mano…”. All’Elba più che altrove. Sarà un ironman spaziale: c’è da scommetterci…