Eroica da record: “Così ci siamo ripresi il ciclismo”
Qualche anno fa lo spirito dell’Eroica era stato ben riassunto in un Vademecum che in realtà è senza tempo. Quindici punti: per essere Eroici bisogna conoscere la storia, l”anima e la meccanica di questo sport che è stile, benessere e rispetto di chi si incontra, di chi lo intende culturalmente in un altro modo. Per essere Eroici non si deve avere fretta, bisogna sapersi guardare attorno, bisogna amare le lunghe distanze e bisogna fermarsi quando si incontra qualcun altro in difficoltà. Gli Eroici sono contro l’esasperazione e contro il doping. Gli Eroici sono un mondo a parte. Ci sono i ciclisti e poi ci sono gli “eroici”, che sono i ciclisti che domenica due ottobre a Gaiole in Chianti correranno l’Eroica, la prima, quella da cui tutto è cominciato. Settanta, cento, duecento chilometri su strade “prevalentemente” sterrate, poco importa. L’importante è esserci. L’importante far parte del gruppo. Difficile spiegare a chi non c’è mai stato cos’è l’Eroica. Difficile spiegare perchè in un quarto di secolo quei 97 audaci si sono moltiplicati per cento e ora sono più di novemila. Difficile spiegare perchè 1.200 tedeschi partiranno dalla Germania per venire a far fatica qui su bici d’altri tempi. E lo stesso discorso vale per gli svizzeri, gli inglesi, i francesi: quattro ciclisti su dieci il 2 ottobre arriveranno dall’estero. Tra i più lontani: 130 dagli Stati Uniti, 34 dall’Australia e 30 dal Canada che spiegano, meglio di qualsiasi atra chiacchiera, quanto l’Eroica valga un viaggio. “L’eroica è diventata quello che è perchè non è cambiata- spiega il suo “inventore” Giancarlo Brocci- Ha fatto tanta strada rimanendo sé stessa, legata ai suoi valori. Sempre più persone sono state attratte da questa occasione in cui la passione per un grande sport si coniuga con la produzione di gioia ed amicizia, di attenzione al territorio, di rispetto per gli altri, di condivisione di emozioni”. E che tutto ciò sia successo proprio nel Chianti non è un caso: “E’ un contesto unico dove, oltre alla rete di strade secondarie magnificamente conservata, bianche comprese, persiste un tessuto sociale di grande spessore- spiega Brocci- un patrimonio di volontariato, una predisposizione all’accoglienza, alla solidarietà ed alla integrazione che erano le risorse prime dell’identità contadina, un amore per ciò che siamo e per quanto ci è stato dato dai nostri vecchi. Credo che l’ Eroica abbia rappresentato il bisogno di riappropriarsi dell’anima profonda del ciclismo che ormai è sempre più uno sport dove lo spettacolo è in funzione di un business sempre più elefantiaco ed esasperato”