Lutto nel ciclismo: muore Rebellin travolto da un camion
La mente purtroppo torna a Michele Scarponi, a cinque anni fa, a Filottrano come se il tempo si fosse fermato. Stesso sgomento, stessa sensazione di vuoto e di impotenza. E’ morto Davide Rebellin, 51 anni, un pezzo di storia del ciclismo italiano. E morto mentre stava pedalando, in sella alla sua bici, la sua vita e la sua passione. Morto travolto da un camion nella tarda mattinata a sulla regionale 11 “padana” a Montebello Vicentino. Secondo una prima ricostruzione il camion lo avrebbe investito prima di uscire da uno svincolo e poi si è allontanato anche se non è chiara del tutto la dinamica e se l’autista del mezzo si sia accorto o meno di averlo investito. Inutili i soccorsi che sono arrivati sul posto quasi subito avvisati da alcuni automobilisti ma i medici del pronto intervento non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Indagini sono ancora in corso e, come riporta il Giornale di Vicenza, i carabinieri sono ora alla ricerca dell’uomo che era alla guida del mezzo. Il campione di Lonigo,dopo 30 anni di professionismo, aveva chiuso la propria carriera poco più di un mese fa, con la partecipazione alla Veneto Classic. Una storia quasi infinita la sua, cominciata tra i professionisti nel 1992. Una settantina di vittorie. Tra i suoi compagni di squadra Franco Chioccioli, Mario Cipollini e Franco Ballerini. Tante le classiche conquistate ma su tutto spicca l’annata d’oro del 2004, quando divenne il primo della storia a vincere in 8 giorni Amstel Gold Race, Freccia Vallone (conquistata 3 volte in tutto) e Liegi-Bastogne-Liegi. Nella sua bacheca anche la classica di San Sebastian, il Gp di Francoforte, alcune tappe tappe al Giro in cui fu anche maglia rosa e alla Vuelta, la Tirreno-Adriatico e la Parigi-Nizza. Nel 2008 vinse la medaglia d’argento nella prova in linea all’Olimpiade di Pechino, che gli venne poi tolta per la positività al Cera. Un caso molto controverso, per il quale poi era stato assolto dal Tribunale di Padova sette anni dopo e che , oltre ad avergli segnato in modo pesante un pezzo di carriera con squalifiche ed esclusioni da gare, lo aveva profondamente provato dal punto di vista personale. Emnlematica fu una sula lettera, un volta scagionato, a tutto il mondo del ciclismo. Lo scorso anno, a 50 anni, il corridore veneto era tornato in gruppo con una formazione continental italiana, la Work Service Marchiol Vega. Si era trattato di un ritorno «a casa» ricco di motivazioni e di stimoli con un team di giovani: «È bello poter pedalare con dei nuovi obiettivi e con il supporto di dirigenti che mi hanno fatto sentire la loro vicinanza e la loro fiducia – aveva salutato Rebellin – Per me il ciclismo rappresenta molto di più di un lavoro e di una passione: mi rivedo nei miei giovani compagni di squadra, nelle loro aspirazioni e nei loro progetti». Una sfida che pareva non finire mai…