La corsa è musica ma quale?
Chi corre con le cuffiette ascoltando la musica e chi mai, perchè “musica” sono solo il rumore dei passi e del respiro quando è un po’ affannato. Due mondi, due filosofie, due modi diversi di fare sport. Ma chi corre ascoltando la musica che note dà alla sua fatica? Qual è la colonna sonora perfetta per una sgambata, un diecimila, una maratona? Probabilmente non esiste, se anche fosse, ognuno avrebbe la sua. Impossibile soprattutto riassumere il senso di una maratona in un pezzo musicale. Uno solo. Per chi corre nella pancia del gruppo intorno alle quattro ore, se mai dovesse usare le cuffiette, la base musicale sarebbe molto, molto più lunga. Tanti pezzi, tanti ricordi di una vita che a cinquant’anni e più è segnata ormai da parecchie canzoni. Da De Andrè, ai Waterboys, da Van de Sfroos ai Saw Doctors, da Finardi ai Modena city rambler’s, dai Rolling Stones a Bob Dylan, agli U2. Ovviamente dimenticando un sacco di altri brani. Dimenticando un mondo. Piccoli “pezzi” di storia, d’amore e di malinconia. Ma esiste un brano che più di ogni altro riassuma una maratona? Una risposta secca, One shot come si dice adesso? C’è un suono che più di tutti mi ricorda la fatica, la passione, l’emozione e la magia di una 42 chilometri e non a caso viene dall’Irlanda terra di grandi spazi,e meravigliosi colori, ma anche di grandi conflitti per ora sopiti. Carrickfergus non è solo una canzone. E’ un inno popolare che arriva dal Nord di quell’isola e dal cuore di un popolo da sempre abituato soffrire e a non mollare. Come chi corre, con le ovvie differenze. C’è una versione che potrei ascoltare ininterrottamente per 42 chilometri e 195 metri ed è quella dei Chieftains insieme con Van Morrison. Cosa c’entra con la maratona? Forse niente. Però proprio come una maratona è un’emozione che non finisce mai.