Sarzilla: “Triathlon ai Giochi 2024? Un sogno ma non vita o morte”
Si dice che la fretta sia pessima consigliera e Michele Sarzilla, uno dei più forti atleti azzurri del triathlon, lo sa benissimo visto che, prima di entrare stabilmente nella «top 20» mondiale, per tanti anni ha fatto altra vita ed altri sport. Qualche sera fa, nella sede della Confcommercio a Palazzo Castiglioni, è stato premiato nel Galà della Fitri (la Federazione italiana triathlon) come miglior atleta della stagione scorsa. Non male. Anche se nel triathlon che conta ci è arrivato tardi e poco importa perchè poi in bacheca ha messo una serie di titoli tricolori sulla distanza olimpica, nel duathlon e parecchie altre vittorie. L’importante è esserci al presente e al futuro: «La mia missione sono le olimpiadi di Parigi- spiega- Non lo nascondo, sono il sogno della mia vita e darò tutto me stesso per provare a prenderlo». Trentaquattro anni, bergamasco, da qualche anno si allena a Settimo Milanese per il Dds-7Mp agli «ordini» di Simone Diamantini e Fabio Vedana che gli hanno dato la “chanche” di gareggiare ad alto livello dopo che la vita lo aveva portato altrove, in Spagna a lavorare come cameriere, e il triathlon era solo una passione da coltivare nel tempo libero (poco). Ma ogni tanto nella vita i treni ripassano e lui è stato bravo a prenderlo al volo. «Ora per me il triathlon è tutto- spiega- La mia giornata ruota intorno ad allenamenti e gare. Appena posso torno a casa a Bergamo ma il tempo che resta è davvero poco». Nuoto, bici, corsa più volte al giorno, spesso insieme, spesso all’estero. Sarzilla è una delle punte della nazionale azzurra e lo scorso anno da Yokohama a Leeds, da Monaco ad Abu Dabi ha inanellato un serie di prestazioni eccellenti che lo hanno portato ad essere stabilmente nella classifica dei primi venti atleti al mondo in Coppa del mondo. Anche con loro dovrà giocarsi la qualificazione per il Giochi di Parigi nel 2024. «So che non sarà semplice e che in questi due anni l’imperativo è quello di continuare a gareggiare su livelli altissimi- spiega-Farò tutto ciò che è nelle mie possibilità per non avere rimpianti e se poi dovesse accadere qualcosa che non dipende da me, beh… Me ne farò una ragione ma non è una questione di vita o di morte. Esiste anche una vita “normale“ ed è quella a cui penserò dopo anche se credo che sarà sempre nello sport». Due anni di gare che passeranno tra sfide di Coppa del mondo e World Triathlon series tra cui verranno scelti i migliori sei risultati per ogni stagione, la cui somma darà il punteggio per strappare il «pass» olimpico anche se, per quanto riguarda gli azzurri, la decisione finale resta sempre quella dei vertici federali. Ma per sognare bisogna farsi trovare pronti. «La scorsa settimana abbiamo iniziato la stagione ad Abu Dabi e sono arrivato 24mo- racconta- É la mia prestazione peggiore ma ero reduce da un’infezione intestinale e comunque sono rimasto nel gruppo dei primi sia nel nuoto, sia in bici cosa che non mi succede sempre perchè il mio punto forte è la corsa. Quindi sono abbastanza soddisfatto». Sarà una strada lunga. Serviranno tenacia, dedizione e concentrazione. Soprattutto non bisognerà avere fretta come ha ricordato lo stesso Sarzilla dal palco del Galà dopo aver ritirato il suo premio: «Vale in questo sport ma vale un po’ per tutto: spesso si ha fretta di arrivare ma tanti, soprattutto ragazzi, arrivano un po’ dopo. Però arrivano…».