Il ciclismo che mi piace di più…
C’è un ciclismo che mi piace di più… E il ciclismo che mi piace di più non ha gabbie, griglie e non ci prova neanche più a fermare il tempo. Niente classifica. Si arriva quando si arriva ed è il tempo giusto. Il ciclismo che mi piace di più parte alla francese, con nonchalance, con la calma di chi ha gambe per andare lontano e con la voglia di godersi ogni attimo di fatica. Che è sempre la stessa. Il ciclismo che mi piace di più passa da strade silenziose, zitte, sterrate, passa dove molti non hanno il coraggio di andare, dove i cambi non servono, dove testa bassa e pedalare… Passa dove si fa il giro più lungo, dove non serve tagliare e dove non si cercano scorciatoie. Il ciclismo che mi piace di più va a pane e acqua, rallenta con gli anni, si mette tranquillo per non sembrare presuntuoso e patetico. Non si depila neanche più perchè tanto quando ci si alza sui pedali e c’è da spingere i muscoli si gonfiano lo stesso, chè hanno memoria ma nessuna voglia di esibirsi. Il ciclismo che mi piace di più va quasi sempre in salita. Ma non si arrende e se non ce la fa rallenta, magari si ferma e poi riparte. Fino in cima, fino alla fine perchè in fondo basta avere saggezza e pazienza e si arriva. Si arriva sempre basta crederci. Il ciclismo che mi piace di più sta esattamente nel mezzo tra il nuoto e la corsa ma non ha avversari, tanto non si vince, tanto si pedala in retrovia, tanto di Pogacar ce n’è uno solo e meno male che c’è. Ma è un’altra storia, un altro sport, forse un’altra vita. Il ciclismo che mi piace di più non sta in scia, ha il vento in faccia perchè così va la vita quando la si prende di petto. Quando la direzione è ostinata è contaria. Quando non si ha nessuna voglia di stare in gruppo. Il ciclismo che mi piace di più è un cubetto di pavè, con tutti gli spigoli, le insidie e la storia che nasconde. Con il fango che si impiastra sulle bici, sulle ruote, sui pattini e sulle facce di campioni giovani che per un giorno invecchiano di trent’anni. Storia e futuro che vanno avanti insieme senza nostalgie, senza retorica perchè le bici di oggi sono meglio di quelle di una volta, le strade anche, le maglie pure e perchè il Garmin che ti dà la traccia ti porta dove altrimenti non potresti mai andare. Ed è un godere. Il ciclismo che mi piace di più è quello che a luglio mentre il mondo vive con l’aria condizionata ti porta su una salita del Tour col sole che ti squaglia il cervello. Che ti lascia i segni sulle braccia e sulle gambe, che sono un biglietto da visita, il segno di appartenenza alla tribù. Il ciclismo che mi piace di più è quello che sale sullo Stelvio, sul Gran Sasso, sul Gavia quando nevica. E’ la faccia di Andrew Hampsten nella tormenta. E’ quello un po’ folle di una Vigorelli-Ghisallo sotto il diluvio universale, di un’Eroica discesa sulla breccia, di un Mont Ventoux chiuso per vento, sono le strade folli della Roubaix o la magia delle Fiandre pedalate il giorno prima di quelli che fanno sul serio. C’è un ciclismo che mi piace di più. Mio figlio dice che è un ciclismo da “vecchi”, io preferisco chiamarlo “antico”. Punti di vista…