Domenica scorsa a Padova si è corsa la XXIII edizione della maratona. Una bella festa di sport che ha coinvolto la città e non solo la città e che ha portato al via oltre 4mila atleti da 53 nazioni diverse: “Per un giorno gli occhi del mondo su Padova…” ha detto con un po’ di orgoglio il Presidente di Assindustria Sport Roberto Gasparetto.  A vincere tra gli uomini è stato Gilbert Chumba dal Kenya, in 2 ore 13 minuti e 48 secondi, e tra le donne l’etiope Deme Bikila, in 2 ore 30 minuti e 45 secondi. Ottimi maratoneti che vanno ad allungare ormai la lista infinita dei trionfi delle “gazzelle” africane che sulle corse di lunga lena ormai dominano da sempre. A Chumba, tra l’altro, il Veneto porta bene: negli anni passati aveva vinto a Treviso e due volte era salito sul podio a Venezia, successi che ha voluto ricordare chiamando Treviso e Venice due mucche della sua azienda agricola: “Ora ce ne sarà un terza che si chiamerà Padova…” ha detto al traguardo. Ma la Maratona di Padova ha raccontato anche altro. La foto più emozionante è quella di Ruggero Pertile e di Anna Incerti che arrivano a braccia alzate sul traguardo. Due campioni, due vite, due storie che insieme sono un bel pezzo del racconto della maratona azzurra e sembrano aver fermato il tempo. Pertile,  due volte vincitore a Padova e tre volte olimpico, oggi è Direttore tecnico di Assindustria Sport, ma da Roma a Torino, dai Giochi del Mediterraneo a Rio ha sempre portato al traguardo la maglia azzurra come andava fatto,  protagonista al di là dei pronostici, al di là dei proclami e al di là di tutto, con responsabilità e sentimento antichi a cui forse non siamo più abituati. Anna Incerti non ha bisogno di presentazioni: campionessa europea nel 2010, a sua volta olimpica in tre edizioni dei Giochi a cinque cerchi è stata per anni la”nostra” signora della maratona, un racconto partito da Bagheria a 15 anni dove faceva danza moderna e arrivato segnare le stagioni della corsa fino a poco tempo fa. I due non corrono più ma ovviamente corrono ancora. E domenica è stata un’emozione vederli arrivare al traguardo insieme come “pacer” da 1h25″ sulla mezza maratona. Si sono divertiti, come è giusto che sia anche se, come ha detto Pertile «Correre a Padova è sempre emozionante, specie quando ti si spalanca davanti Prato della Valle…». Resta dentro la maratona. Non se ne va mai quel gusto estremo della sfida, quell’inspiegabile piacere di far fatica, quell’ansia che un po’ ti prende al via perchè non sai mai come può andare a finire, quella gioia irrefrenabile quando si arriva al traguardo che è una via di mezzo tra l’essersi tolto un peso e la sensazione impagabile di aver compiuto un’impresa, al di là delle vittorie, dei podi, del tempo. Già, il tempo. C’erano una volta Pertile e la Incerti che vestivano d’azzurro ed erano nostri fantastici portabandiera in giro per il mondo e ci sono ancora oggi Pertile e la Incerti che corrono e si divertono per il piacere di farlo. E vale sempre, anzi forse vale di più. C’è un tempo per ogni cosa e questo è il tempo giusto: “Oggi corro perchè mi diverto e perchè mi fa stare bene- aveva raccontato Anna Incerti qualche settimana fa nel podcast 451Runner di Simone Cellini e Marco Raffaelli-  Corro quando ne ho voglia senza guardare nè il tempo ne la media. Oggi le uniche “medie ” che conosco sono le birre, quelle che mio marito e suo fratello producono in una fabbrica artigianale vicino ad Udine…”