Cordoli e ciclabili non bastano a fermare la strage dei ciclisti
Domattina in corso Buenos Aires inizieranno i lavori di posa dei cordoli a protezione della nuova pista ciclabile. Ben fatto. Lo fa sapere una nota del Comune di Milano, precisando che i lavori si svolgeranno in orario serale e notturno, dalle 20 alle 5 del mattino, per causare il minor disagio possibile e quindi non ci saranno chiusure e troppi disagi. Un mesetto e, una delle più tormentate ciclabili della città, sarà messa in maggiore sicurezza su entrambi i lati con cordoli alti una ventina di centimetri e larghi 50 che impediranno pericolose intrusioni sulla via di chi pedala. L’intervento comporta l’eliminazione della sosta lungo corso Buenos Aires, mentre troveranno spazio alcune aree riservate al carico e scarico a servizio degli esercizi commerciali presenti e ciò darà vita sicuramente ad altre polemiche. Ma non è questo il punto. Pedalare a Milano è pericoloso: ieri in viale Monza ancora un 50enne travolto mentre stava pedalando ed ora in gravi condizioni al Niguarda. Quella dei ciclisti è una «mattanza» che genera un senso di sgomento e di rabbia pari solo a quello di impotenza. Viene quasi da chiedersi a cosa serva protestare, scendere in piazza, farsi sentire quando poi poco cambia anzi la situazione peggiora. E peggiora perchè c’e ancora troppa commistione tra le varie forme di mobilità, perchè pochi rispettano le regole, perchè non c’è rispetto. Anzi. E si potrebbe continuare. Non è un problema di ciclabili e di cordoli, anzi vista l’aria che tira ben vengano ma c’è un ma. Da via Sardegna a Buenos Aires a Molino delle Armi sulle piste non c’è controllo, non ci sono vigili, telecamere, non c’è nessuno che scoraggi auto, furgoni, moto, scooter a sfrecciare per saltare code o ingorghi. Le ciclabili possono piacere o non piacere ma se ci sono devono essere usate da chi pedala. Altrimenti diventano zone franche dove si rischia di finir male. E sarebbe bene che il sindaco Giuseppe Sala, l’assessore alla mobilità Arianna Censi se ne rendano conto in fretta e le mettano sotto più stretto controllo, al riparo dei troppi furgoni che ancora si fermano con le frecce accese perchè «io sto lavorando…», dalle troppe moto che ancora le invadono perchè «tanto in bici ci passi lo stesso…», dai tanti ancora convinti che una ciclabile sia la via più «furba» e più breve per saltare una coda. Per costruire una città ciclabile e sicura non basta moltiplicare il numero delle piste e delle bici. Non sono «pani e pesci». Per fare il «miracolo» serve una cultura del rispetto che dai noi purtroppo non si diffonde sperando nel buonsenso di ognuno ma solo imponendo il rispetto delle regole. E allora servono controlli e multe per chi sgarra, ciclisti e «monopattinisti» compresi quando «scorazzano» impuniti dove non devono. Perchè nessun è senza peccato…