Dopo il via nei Paesi baschi domani il Tour pedalerà in Francia.  Da Amorebieta a Bayonne, 193 chilometri e mezzo. Si arriva nella nuova Aquitania, tra i Pirenei Atlantici, vicinissimi ancora ai confini spagnoli e  lontanissimi ( per ora) dai disordini che stanno esplodendo nel Paese dopo l’uccisione del giovane Nahel da parte della polizia durante un controllo stradale a Nanterre . Situazione drammatica che preoccupa ovviamente anche gli organizzatori del Tour. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha annunciato che saranno schierati 45.000 poliziotti, fra questi 7.000 solo a Parigi e nella regione Ile-de-France, dopo due giorni fa a Nimes è stato aperto il fuoco contro un agente di polizia che si è salvato grazie al suo giubbotto antiproiettile e dopo che ieri  la casa del sindaco del sobborgo di L’Ha-les-Roses è stata attaccata dai rivoltosi che hanno lanciato un’auto in corsa contro la sua abitazione ferendo la moglie e uno dei suoi figli piccoli. Sui due episodi indaga   la procuratrice della Repubblica, Cecile Gensac, che sta seguendo i disordini. Da cinque giorni gli scontri sono violentissimi e si sono allargati dalla capitale francese fino a Rennes e anche a Brest, Lione e Nizza:  secondo una nota diffusa dal Ministero dell’Interno, potrebbero ulteriormente diffondersi. Lo schieramento di forze dell’ordine è imponente e gli arresti sono già oltre 700. La  prefettura di polizia dopo aver autorizzato nei giorni scorsi l’uso dei blindati nelle strade per far fronte alla rivolta ora ha dato il via libera anche all’uso di droni a Parigi e in alcuni comuni della regione parigina fino a lunedì.  Per cercare di stemperare un un po’ gli animi è anche arrivato l’appello della nonna di Nahel: “Dico a quelli che stanno facendo danni, fermatevi- il messaggio- Non rompete le scuole e gli autobus. Sono le mamme che prendono gli autobus…”. Tira una brutta aria e, ciò raccontato, resta complicato parlare di sport e di Tour de France anche perchè, come è normale che sia per un evento che ha una visibilità mondiale, c’è preoccupazione per il passaggio della Grande Boucle  sulle strade del Paese. Da sempre simbolo ed elemento aggregante della Francia, quest’anno rischia diventare la “vetrina” perfetta per far ulteriormente detonare la protesta.  Il presidente Emmanuel Macron ha promesso più polizia nelle strade, più controlli e, anche se molti grandi eventi in programma in questi giorni sono stati annullati, ha fatto capire che il Tour andrà avanti anche se sotto scorta.  L’auspicio degli organizzatori è che l’arrivo dei ciclisti (la consueta passerella finale sugli Champs Elysees è in programma il 23 luglio) possa riportare la pace, anche in quelle periferie abitate in prevalenza da francesi di culto islamico ed origini extraeuropee che quasi mai vengono mostrate in tv sullo sfondo della carovana del Tour.