Ciclabili in montagna: gesti di coraggio
Una ciclabile in montagna è un gesto di coraggio. E’ il modo più diretto per combattere tanta retorica ambientalista che spesso si spreca, che spesso è solo marketing utile a promuovere improbabili Tour di decine e decine di migliaia di persone che di ambientalista non hanno proprio nulla. Ci sono luoghi che vanno rispettati nei fatti e non a parole e la montagna è uno di questi, che non vanno “violati” con la promessa di rimettere poi tutto a posto. E basta andare a pedalare una domenica per capire cosa sono diventati i passi di montagna tra auto incolonnate ma, soprattutto, tra motociclisti che ti sfiorano a velocità assurde, . Un incubo che racconta meglio di ogni altra chiacchiera quanto siano inutili le tanto strombazzate giornate mondiali della bicicletta e quanto sarebbero più utili invece tanti normali gesti di coraggio. Coraggio, ad esempio, di chiudere al traffico le strade qualche mattinata al mese, come un paio di volte l’anno fanno sullo Stelvio. Coraggio di impedire, intensificando i controlli, che molte strade panoramiche la domenica diventino teatro dei gran premi motociclistici di invasati bardati come i piloti dei Gp. Coraggio difendere le ciclabili dove ci sono, ma soprattutto quelle cittadine, dalla sosta menefreghista e selvaggia. Coraggio di chiedere conto a chi amministra Comuni, Enti o parchi dello stato di manutenzione di molte strade che sono abbandonate a se stesse e in condizioni pietose. Ma fortunatamente qualche piccolo gesto di coraggio c’è. E così da qualche tempo lungo il tratto di salita che va da Plan de Gralba al Passo Sella sono state realizzate due corsie ciclabili con linee gialle sull’asfalto riservate a chi pedala, primo passo di un progetto sicurezza della provincia autonoma di Bolzano. E il coraggio è anche nelle parole dell’assessore alla mobilità Daniel Alfreider: “In questo modo miglioriamo la sicurezza sui passi di montagna per i ciclisti, ma anche per tutti gli altri utenti della strada- spiegava qualche tempo fa- Ma puntiamo a diminuire il traffico stradale per aumentare la mobilità ciclistica…”. Che poi è anche un fatto di cultura, perchè la montagna, i passi e le vette sono luoghi più di pedali che di motori, più di contemplazione che di caos, più di silenzio che di chiasso, più di solitarie passeggiate che di mirabolanti concerti che portano sulle montagne migliaia di watt e decine di migliaia di fans.