Pedalando verso Cuba: “Hasta l’Eroica siempre!”
«Rebelde ayer, hospitalaria hoy, heroica siempre…». Le rivoluzioni si fanno anche un po` pedalando e allora il motto di Santiago de Cuba, la seconda città di quel pezzo di CentroAmerica che sta tra il Mar dei Caraibi e il Golfo del Messico, sembra scritto apposta per l`«Eroica» che Giancarlo Brocci il 10 febbraio porterà sulle strade dell`Avana. Un punto di approdo perché anche quella di Eroica è una rivoluzione sportiva e culturale, un viaggio cominciato più di 25 anni fa alla riconquista di un ciclismo che tra business, carbonio e tecnologie guarda sempre più a Gps e watt che non all`anima. Uno sport sempre più esasperato che sta un po` scappando di mano e non è un caso se negli ultimi anni una delle immagini più iconiche di vittoria continua ad essere quella di Sonny Colbrelli completamente infangato che vince la Roubaix. Quel ciclismo lì l`Eroica se l`è ripreso. Con le sue strade bianche, con le sue bici di un tempo, con le sue maglie di lana grezza, con il suo andare di lenta fatica, con i suoi abbracci e i suoi sorrisi tra un piatto di ribollita e un calice di rosso. E così in un quarto di secolo quei 97 audaci che partirono in una stellata notte da Gaiole in Chianti si sono moltiplicati per cento, per mille, per decine di migliaia e hanno conquistato il mondo. Perché oggi c`è un`Eroica quasi in ogni continente dal Sud Africa alla California, dalla Germania all`Austria, all`Inghilterra fino in Giappone. Cuba mancava ed è la tappa di un sogno con due giorni di pedalate tra il Caimito e l`Avana che vedranno per la prima volta qui qualche centinaio di persone da tutto il mondo oltre ai cubani, oltre agli americani e oltre ovviamente agli italiani. La bici mette insieme tutto e l`Eroica ancor di più in un «narrazione» appassionata che va al di là dei miti, della storia e della politica. «É l`occasione per aggiungere storia e cultura alla nostra proposta – spiega Brocci- Un contributo che darà spazio e visibilità ad una terra e ad un popolo straordinario per un appuntamento che può diventare l`ispirazione anche per altre offerte che arrivano da tutto il mondo…». La «scintilla» scocca con l`invito di un imprenditore italiano che a Cuba lavora e che ha Cuba nel cuore perché Eroica è una bella vetrina e perché non c`è miglior posto al mondo dove poter pedalare a febbraio. E allora l`idea diventa la sfida romantica di chi in gioventù in questo pezzo di mondo militante venne a lavorare in una brigata volontaria. «Sono ricordi di una vita fa – racconta Brocci – e tornare a Cuba con Eroica è la chiusura di un cerchio perché anche con Eroica in un certo senso abbiamo fatto una rivoluzione…». Va così. L`Eroica, come racconta spesso questo medico sognatore che ha avuto l`intuizione e la genialità di trasformare il ciclismo che fu in quello che sarà, è diventata il fenomeno che è perché è riuscita a restare se stessa nonostante ormai sia un business e un brand di valore mondiale, termini lontanissimi dalla sua essenza. Non è «solo» una corsa in bicicletta su strade prevalentemente sterrate ma il ritorno a un modo di vivere che in molti hanno dimenticato e che ritrovano. Un vivere semplice, lieve, la via di fuga da città che tutti chiamano smart ma che in realtà sono sempre meno facili e sempre meno intelligenti perchè ti ingarbugliano la vita chiedendoti una password anche per andare in bagno. L`Eroica è il ritorno a scuola quando alla maestra si dava del Lei, quando le lavagne si pulivano col cancellino. È una fetta di pane con l`olio su tavole dove ormai si trova solo il sushi; è ritrovarsi, abbracciarsi, parlarsi senza bisogno di «whatsappare», di scrivere mail o di fare una «call» e via così. Eroica sono nonni, padri e nipoti che parlano la stessa lingua ma soprattutto che la capiscono. Che è una lingua semplice che il ciclismo conserva, con le sue strade bianche, con i suoi eroi che diventano eroici. «Eroica è darsi una mano – spiega Brocci -. Per salutarsi ma anche per aiutarsi, per conoscersi, presentarsi in un mondo che ormai fa fatica a fidarsi, che nei condomini non sa con chi vive, che se può ti frega… È un mondo senza orticelli perché quando si pedala va quasi sempre così: si semina e si raccoglie insieme». Vale ovunque. Anche in CentroAmerica, anche a Cuba, anche all`Avana.