Ganna: “Un’ora al Vigorelli? Bella ma impossibile…”
Era l’8 ottobre di due anni fa quando sul velodromo di Grenchen in Svizzera Filippo Ganna riportò l’ora ciclistica sul fuso orario italiano 38 anni dopo Francesco Moser a Città del Messico. Cinquantasei chilometri e 792 metri in sessanta minuti, i più lunghi, emozionanti, tormentati e faticosi della sua vita fino ad oggi. Li ha ancora tutti in mente: «Speriamo che quel record duri nel tempo perchè sinceramente non ho tanta voglia di riprovarci…» spiega davanti a una platea di appassionati nel nuovo store Garmin di via San Paolo che quest’anno lo ha scelto, dopo l’alpinista Simone Moro, come testimonial di Authentic Project che celebra gli sportivi e le loro imprese. In linea d’aria il Vigorelli, dove nel pieno della seconda Guerra mondiale l’Ora la firmò Fausto Coppi, è a meno di un chilometro ma in realtà è lontanissimo: «Provare eventualmente a riconquistare il record al Vigo quando sarà battuto? Matematicamente impossibile- spiega Top Ganna- Quella pista è mitica, piena di fascino e mi è servita tantissimo nei mesi in cui mi sono allenato perchè ha i rettilinei un po’ più lunghi ma per un record dell’ora oggi non è più performante e poi è un impianto all’aperto quindi ci sarebbe anche l’interferenza del meteo e del vento…». É cambiato il ciclismo, sono cambiati tempi, tecnologie, materiali: è cambiata l’ora. Resta uguale solo la fatica: «I primi 45 minuti ero concentrato solo sui tempi, sul primato da battere…Poi forse sono stato un po’ presuntuoso perchè ho pensato di poter raggiungere 57 chilometri in cifra tonda…Così nell’ultimo quarto d’ora le gambe hanno iniziato a cedere, avevo dolori ovunque, mi si è offuscata la vista e vedevo tutto sfuocato. Non capivo neanche più dov’ero, mi sono anche augurato di aver un guasto alla bici, una foratura per mettere fine a quella sofferenza…». Tormento finito in gloria: campione olimpico, pluricampione del mondo, a crono su strada e su pista e unico uomo al mondo ad aver percorso 56,792 chilometri su pista in un ora. E quest’estate le olimpiadi di Parigi che arriveranno dopo, Tirreno Adriatico, Sanremo e Giro: «Si sono il mio obbiettivo- spiega- E mi piacerebbe vincere qualcosa di pesante…». E allora «Top Ganna» tira il gruppo a un ciclismo italiano alla ricerca dei fasti di un tempo. «Se sento questa responsabilità? A volte sì ma sto imparando a non dare tanto peso a voci e critiche- spiega- Certo per noi professionisti il cilismo è lavoro ma mi piace l’idea che una mia impresa possa regalare un sogno a qualche ragazzo…A un figlio che verrà? Non credo, non lo so. Certo non sarò io ad imporglielo. Magari andrà in canoa…»