Il doping nei ciclisti? Fine pena mai…
Yan Ullrich inaugura una mostra sul Tour de France al Museo del Ghisallo e qualcuno torna indietro negli anni a sfogliare i giornali del tempo, a ricordarne le colpe inutilmente confessate e a quanto pare inutilmente pagate. Non c’è perdono e non c’è redenzione. Premesso che è una porcheria, ma chissà perchè il doping nel ciclismo fa più notizia che negli altri sport, chissà perchè è sempre doping ma con la “D” maiuscola, quello vero. E vale doppio. Si fanno titoloni sui giornali, si discute , si dibatte, ci si strappa le vesti come se il ciclismo fosse l’ultimo girone infernale di un mondo, quello sportivo, popolato di verginelle. E gli altri? Sì certo, c’è doping anche negli altri sport ma vuoi mettere il ciclismo? C’è doping anche nella marcia ma poi lì, per fortuna, ci sono allenatori che denunciano i dopati e poi si mettono ad allenarli facendoli diventare degli eroi da portare nelle scuole come le madonne pellegrine. C’è doping anche nell’atletica ma riguarda solo la Federazione russa, il solito caso politico magari con qualche ombra su spie e Kgb. C’è doping anche nel calcio certo. Ma sono casi isolati, gente che fa tutto da sè, più per sfizio personale che per un progetto di frode e pazienza poi se ci sono calciatori che si ammalano di Sla, che non si capisce bene il perchè, che forse la colpa è dei disinfestanti che si usano per tenere in ordine l’erbetta dei campi. Altre coincidenze, altri mondi, altre storie. Nulla a che vedere con quel demonio di Lance Armstrong, il male di tutti i mali, l’uomo che ha ucciso lo sport, peccato però che se ne siano accorti tutti quando non faceva più comodo. C’è doping anche nell’ippica ma lì gli uomini non c’entrano perchè si dopano i cavalli. C’è doping nel nuoto, nel triathlon, nella maratona, nei pesi, nello sci di fondo forse anche nei tornei di poker ma vuoi mettere il ciclismo? Quello è uno sport malato, marcio anche se poi decine di migliaia di appassionati si assiepano sui tornati dello Stelvio o del Mount Ventoux fregandosene di tanti luoghi comuni, anche se in fatto di controlli negli ultimi anni è lo sport che ne fa di più e di più raffinati. Dettagli. E allora “scagli la prima pietra” chi è senza peccato, faccia un passo avanti chi non ha nulla da nascondere. Doping, trucchi e porcherie valgono per tutti, ma per il ciclismo un po’ di più. Non si capisce perchè ma va così. E chissenefrega poi se uno come Yan Ullrich, vittima dei suoi demoni, dell’alcol, di una rabbia assurda e di una violenza che lo porta addirittura in carcere finisca sull’orlo del precipizio di una vita finita e a riprenderlo per il colletto per non farlo precipitare sia proprio il suo rivale di sempre Lance Armstrong, il cowboy dopato e tossico, per le sue colpe trattato peggio di killer seriale o del più pericoloso dei mafiosi. Non vale nulla neanche questo, non serve a riscattarsi, non serve a riabilitarsi ormai anche a distanza di decenni. E allora mai neanche nominarli. Mai pronunciarne il nome come succede per Lord Valdemort, l’antagonista della saga di Harry Potter che nessuno per paura osa nominare. I ciclisti, certi ciclisti, erano il male assoluto, sono il male assoluto e resteranno per sempre il male assoluto. Una “generazione di merda” che non ha diritto a nessuna giustificazione e a nessun riscatto. Fine pena mai… Ovviamente solo per loro.