E se il problema di Gianmarco Tamberi,  ammesso e non concesso che possa esserci un problema , diventasse Yannick Sinner? Due campioni e due mondi. Mondi diversi, storie diverse, caratteri diversi, tutto per fortuna diverso perchè altrimenti che mondo sarebbe, che vita sarebbe, che sport sarebbe… Gimbo  è come una “rockstar” scrivono un po’ tutti dopo la medaglia europea e dopo la meraviglia di quel salto che ieri all’Olimpico lo ha portato fin lassù, a 2 metri e 37.  Ma anche Yannick è più che mai “rock”. Lo è diventato dopo la Davis, dopo gli open australiani, dopo che lui pure è volato lassù, al numero uno della classifica mondiale del tennis. Solo che è rock in un modo diverso, più sobrio, meno esagerato, meno esibito, meno tutto…Tamberi e Sinner due campioni dal talento assoluto, due pepite d’oro per il nostro sport, due ragazzi dall’aria pulita e per bene vanto e orgoglio del  Paese, perfetti come esempi e come ambasciatori da far girare per il mondo con il Tricolore avvolto sulle spalle.  Simili ma estremamente distanti nel vivere lo stress sportivo, le tensioni, le emozioni, la gioia delle vittorie.  Ne meglio nè peggio ma se c’è un’ Italia che salta sui seggiolini dello stadio e sui divani di casa quando Gimbo passa l’asticella del suo salto vincente, ce n’è un’altra che  storce il naso per lo show che viene dopo, per l’esagerazione delle molle nelle scarpe, del finto infortunio, del viso rasato a metà. Forse troppo. Ognuno festeggia come vuole, per carità e poi sono riti comprensibili, utili per stemperare le tensioni altissime delle gare a quel livello, per caricarsi, per cercare la massima concentrazione, per esorcizzare le paure. Però alla lunga possono anche ritorcersi addosso. Ben vengano tutti i tic ma esagerare rischia di banalizzare l’immensità del gesto sportivo di cui l’azzurro è capace. Non si salta in alto, non si vola senza fatica e applicazione, dietro un 2,37 ci sono anni, mesi e giorni di lavoro durissimo, di sacrifici, di rinunce che rischiano di passare in secondo piano, spazzate via da un paio di siparietti. E sarebbe un peccato. Soprattutto se poi, dall’altra sponda del fiume, c’è un ragazzo con i capelli rossi che ha conquistato la vetta del mondo senza fare un plissè.