La “ferocia” di Van der Poel che fa il tris a Roubaix
Feroce. C’è un solo aggettivo per raccontare Mathieu Van der Poel che oggi ha vinto per la terza volta la Parigi-Roubaix come Van Loy, come Merckx, come Museeuws, come Cancellara, ma soprattutto come Octave Lapize e Francesco Moser gli unici due ad averla vinta tre volte di fila…Feroce è il suo modo di pedalare, feroce il suo ingresso nei settori di pavè, feroce quando prende di petto la Foresta di Arenberg, il Carrefour de l’Arbre, quando scatta, rincorre, quando si invola verso un traguardo.
Ma più di ogni cosa colpisce il suo sguardo. Mathieu van der Poel ha lo sguardo feroce. Ha gli occhi feroci di una tigre che rincorre una preda, di chi non ti lascia scampo. Oggi quando lui e Tadej Pogacar, a una cinquantina di chilometri a Roubaix, con un paio di allunghi si sono sbarazzati di uno scomodo compagno di fuga come Jasper Philipsen, gli occhi di Van der Poel sono, ancor di più, diventati di ghiaccio: ” Se Tadej non avesse commesso quell’errore che lo ha fatto finire fuori in una curva- ha detto al traguardo- ce la saremmo giocata io e lui in volata…”. Può darsi.
Ma così non è andata. Perchè anche questa volta come nelle due volte precedenti in cui ha trionfato è arrivato da solo. Perchè quei venti secondi che il campione del mondo sloveno ha perso bisticciando con la sua bici che non ne voleva sapere di ripartire nel settore numero 9, l’olandese li ha difesi con una ferocia senza uguali. E allora venti secondi sono diventati per un attimo 12 poi 22, poi 24 poi 30 poi un distacco che Pogacar non ha più potuto riempire complice una foratura che lo ha obbligato a cambiar bici ma che in realtà non ha tolto o aggiunto nulla ad una storia già scritta. E’ stata la Roubaix di Van der Poel che ora mette nel mirino un poker formidabile che lo porterebbe al fianco di due mostri sacri come Roger De Vlaeminck e Tom Boonen.
E’ stata una Roubaix fantastica come lo sono ormai tutte le sfide che vedono in gara questa generazione di fenomeni. Non quella del nostro Filippo Ganna messo fuori gioco quasi subito da una foratura, non quella di Wout van Aert che alla fine è arrivato quarto, non quella di Mad Pedersen terzo sul podio. Se la sono giocata Van der Poel e Pogacar fino a quando lo sloveno ha sbagliato una curva ed è stato costretto ad inseguire, come alle Strade Bianche con la differenza che davanti non c’era Tom Pidcock ma Mathieu van der Poel. Che ha tirato dritto, che non si è mai girato , che aveva la radio fuori uso e non sapeva del distacco dello sloveno, che a una decina di chilometri dall’arrivo ha forato ed è stato costretto a cambiar bici. Che aveva lo sguardo feroce di chi vuole solo e sempre vincere.
Gli idioti dietro le transenne e la borraccia lanciata sul viso. Piaccia o no questo ragazzo che gira in Porsche e in Lamborghini, che indossa orologi da 300mila euro, che gioca a golf ed è forse lontano dagli schemi dei ciclisti di un tempo è un patrimonio del ciclismo mondiale. Con Pogacar, Van Aert, Evenepoel, Vingegaard, Pedersen, Ganna e altri ancora è il pezzo pregiato di uno spettacolo straordinario che in questi anni ha portato il ciclismo laddove forse non arriverà mai più. Che domina, onora le gare e uno sport che da sempre vive su antagonismi e sfide ruvide ma che ha fatto della lealtà e del rispetto due valori portanti. Anche oggi, come un paio di settimane fa alla E Saxo classic dove un idiota gli aveva sputato mentre stava andando a vincere, un altro idiota gli ha lanciato una borraccia sul viso. Difficile capire cosa passi nella mente di gente così. Ma non c’è nulla da capire. Come è accaduto in Belgio ad Harelbeke la speranza e che la polizia lo identifichi e non gliela faccia passare liscia. “Non possiamo più permettere che ciò accada- ha detto Van der Poel al traguardo- Era una borraccia piena e avrebbe potuto rompermi il naso – Speriamo che la polizia possa identificare l’uomo, perché ci deve essere un processo per questo. E’ un tentato omicidio colposo. Se l’UCI non interviene, lo faremo noi con la squadra…”.