Anche al Giro i delinquenti della protesta
Delinquenti della protesta che come la “gramigna” si diffondono e infestano. Dal rugby durante la finale Premiership allo stadio Twickenham di Londra quando due eco attivisti anni fa entrarono in campo cospargendolo di vernice arancione, alla Diamond League di atletica a Stoccolma quando in quattro con uno striscione bloccarono la finale dei 400 a ostacoli. Dal mondiale di Glasgow quando gli ecologisti di “Just stop oil” si misero di traverso sulla strada bloccando i corridori per oltre 50 minuti alla quinta tappa di oggi con arrivo a Napoli quando sul lungomare di via Caracciolo un manifestante ha attraversato la strada con il suo striscione mettendo a rischio la vita di Taco Van der Hoorn e Enzo Paleni e del gruppo poi che inseguiva a settanta all’ora. Va chiarito subito che , non come sostengono gli ambientalisti o chi li difende, tutte queste forme di protesta non sono proteste pacifiche. Anzi. Bloccare una manifestazione sportiva, bloccare gli atleti, bloccare una strada con gente che sta magari andando al lavoro di pacifico non ha nulla. Sono manifestazioni violente che andrebbero impedite con egual forza fermando, denunciando, giudicando chi si arroga il diritto (inesistente) di bloccare una tangenziale, un’autostrada, la finale di una gara di atletica o un mondiale di ciclismo, una tappa del Giro . In realtà definire questi manifestanti “imbecilli”, come spesso accade e come spesso fa parte della politica, svia dal problema e tende a derubricare questo genere di azioni a “marachelle”. In realtà invece questi manifestanti, questi eco-attivisti, questi che provano con gesti del genere ad attirare l’attenzione su una vertenza o una loro causa, sono violenti che protestano in modo violento. E come tali polizia e governi dovrebbero trattarli. Oggi a sul via Caracciolo il signore che protestava per chissà cosa e sinceramente “chissenefrega” ha messo a repentaglio la vita dei ciclisti. E’ un reato, va perseguito.