12Ott 25
Tadej Pogacar, Alfredo Binda e i “mai contenti”
“Mai contenti” si dice a Milano. Tadej Pogacar , oltre a tutto il resto, vince il quinto Giro di Lombardia consecutivo, fa meglio di Fausto Coppi che pure cinque ne ha vinti ma non di fila ma non va bene. Troppo. Troppo forte, troppo dominante, troppi distacchi, fughe troppo lunghe, facce troppo riposate all’arrivo, troppa differenza con il gruppo e con gli altri campioni, troppa noia e, ovviamente, qualche dubbio che non guasta mai…
Già perchè il ciclismo, una parte del ciclismo e dei tifosi del ciclismo, è così: “mai contento”. Appunto. Certo quando c’è lo sloveno in corsa le probabilità che vinca sono alte, altissime. Quindi? Gliene si può fare un colpa? Ha già detto e ripetuto che è pagato ( e bene ) per correre e vincere e quello intende fare che, più che un atto di arroganza, pare un gesto di responsabilità verso chi lo paga e verso i tifosi che lo aspettano a migliaia sulle salite. Bisognerebbe chiederlo a loro se si annoiano. Ma forse bisognerebbe fare un sondaggio e chiedere anche a tutti gli altri ma anche agli sponsor, agli organizzatori delle corse, ai dirigenti delle televisioni che acquistano i diritti se era più appassionante il ciclismo ante-Tadej quando le fughe di 30,40 80 chilometri non facevano parte del vocabolario di nessuno o quando le corse scorrevano lente per ore e ore e si infiammavano negli ultimi cinque chilometri.
Certo il campione sloveno ammazza i pronostici e un po’ di suspence la toglie ma è il prezzo che va pagato per godere della meraviglia delle sue imprese, delle sue vittorie, della sua capacità di inventarsi azioni che sembrano impensabili, dei suoi gesti di fairplay. Ieri sul traguardo di Bergamo il team principale della Uae Mauro Gianetti ha indirettamente risposto a tutto ciò: “Tadej è un campione straordinario- ha detto- Non so se avremo ancora la fortuna di vederne uno così e, se accadrà ancora, non so tra quanti anni. Quindi dobbiamo godercelo”. Ovvio che godono meno gli altri ma il ragionamento non fa una piega. Ci sono le corse con Tadej Pogacar ma per fortuna degli appassionati anche con Remco Evenepoel, con Jonas Vingegaard, con Mathieu van der Poel, con Wout van Aert, con Mads Pedersen protagonisti di un’epoca ciclistica che sarà difficile replicare e c’è il ciclismo di chi non è “mai contento”.
Forse con Tadej bisognerebbe fare ciò che sul finire degli anni Venti qualcuno pensò di fare con Alfredo Binda che vinse tre volte consecutive il Giro, che vinceva tappe su tappe, in tutti i modi e su tutti i percorsi, che un con la sua aria aristocratica e un po’ presupponente diventò l’incubo del più popolano e sanguigno Learco Guerra. Anche allora non erano mai contenti e per toglierlo di mezzo e per riportare un po’ di interesse nelle corse pensarono bene di pagarlo per non partecipare al Giro. Gli promisero un premio 22mila e 500 lire, lo stesso che incassava il vincitore, per staesene a casa. Binda accetto e andò a corre il Tour che allora si correva con la squadra nazionale ma quando si accorse che i soldi non arrivavano, scese dalla bici e per protesta tornò a casa anche se poi si pentì perchè il premio glielo diedero ma lui non vinse un Tour che poteva vincere. Storie d’altri tempi. Di un ciclismo antico e passato pieno zeppo di grandi campioni, di grandi imprese, di grandi passioni e di tifosi. Tantissimi appassionati qualcuno “mai contento”. Come oggi.
