Così Pasolini ha “sconfitto” Dickens

Devo fare ammenda. Pubblicamente. Devo fare ammenda della superbia delle mie convinzioni. E devo fare ammenda per la mia debole memoria. Questo post è un atto riparatorio nei confronti di uno dei più celebri romanzi di Pier Paolo Pasolini: Ragazzi di vita (Garzanti). Devo questa pubblica ammenda a causa di un mio pregiudizio che ha fortemente compromesso la crescita culturale di mio figlio (liceale). La lettura di questo testo di Pasolini, pubblicato nel 1955 e da allora mai uscito dalle librerie (e già questa è una medaglia ), è diventato un compito a casa per la classe di mio figlio […]

  

Manzoni visto con gli occhi di Caravaggio

Ogni volta che mi capita sotto mano I promessi sposi non posso fare a meno di ricordare una scena del film Il portaborse di Daniele Luchetti. Il personaggio del “portaborse” (Silvio Orlando) è un appassionato professore di liceo in aspettativa che davanti ai “suoi” ragazzi in procinto di affrontare l’esame di maturità prova a snocciolare in pochi minuti tutti i consigli e le informazioni giuste. E preso dal fervore della sua spiegazione dice: “La letteratura italiana dell’Ottocento, ve l’ho detto migliaia di volte, è penosa, andrebbe saltata in blocco. Che cosa ce ne può importare a noi di un Silvio Pellico, di […]

  

Il Nordest di Trevisan sembra raccontato da Sterne

Qualche anno fa, quando collaboravo come assistente volontario alla cattedra di Letteratura italiana contemporanea della Sapienza, mi è capitato di incontrare uno studente operaio. Non uno studente lavoratore. Ce ne stanno tanti. Proprio uno studente operaio. Era la solita sessione d’esami, angosciante per gli studenti e frustrante per chi è chiamato a interrogarli. Ogni tanto, però, anche chi interroga ottiene delle belle soddisfazioni. Nel mio caso capitò proprio quando si sedette di fronte a me questo studente operaio. Avrà avuto la mia età (quindi abbondantemente sopra i trenta), allegro e disinvolto. E già qui le differenze con gli altri studenti […]

  

Guareschi, Di Maio e il congiuntivo

“Ogni volta che Di Maio parla, muore un congiuntivo”. Basta fare quattro passi nella Rete per trovare slogan e battute come questa. L’arrivo dei Cinque Stelle al potere ha liberato una grande voglia di scherzare sulla ignoranza altrui. Si ironizza soprattutto sulla incompetenza della nuova classe politica che non è stata filtrata attraverso nessuna “scuola di partito” e che non ha fatto alcuna gavetta. E ovviamente sul livello culturale di molti dei nuovi attori della scena parlamentare, giudicato dal popolo della Rete estremamente basso, è cresciuto un filone di arguzie e motti (più o meno salaci). Personalmente non mi viene […]

  

Il filatelico di via Arenula è la migliore invenzione di Malerba

La vittoria di Helena Janeczek al Premio Strega con il romanzo La ragazza con la Leica (Guanda) è stato salutato non soltanto come l’affermazione di una scrittrice dopo tanti anni, ma anche come l’affermazione del testo più sperimentale tra quelli in concorso. Soprattutto quest’ultima constatazione mi porta a pensare a Luigi Malerba che il Premio Strega non l’ha mai vinto. A cinque anni dalla scomparsa dello scrittore emiliano, arriva in libreria Sull’orlo del cratere (Mondadori), raccolta di racconti cui l’autore stava lavorando prima di morire. Giochi linguistici, capovolgimenti di senso, “paradossi irresistibili” che segnano la cifra della poetica e del […]

  

Sommersi e salvati, l’eterno dubbio di chi stila classifiche

Sui social è la moda del momento. Le classifiche stanno invadendo ogni spazio di dibattito e confronto. I primi dieci film, i primi dieci dischi, i primi dieci attori…. e soprattutto – per quel che ci riguarda – i primi dieci libri. Ma non solo. C’è chi restringe il campo: i primi dieci romanzi. E giù giù fino ai primi dieci romanzi italiani dal ‘45 a oggi. Mi sono imbattuto pochi giorni fa nel risultato di un gioco di società consumato tra scrittori affermati e addetti ai lavori. Riuniti di fronte a un tavolo per una cena tra amici, si […]

  

L’infanzia ideale? Il dorato isolamento di Arturo.

Sessant’anni portati benissimo. Non possiamo però dire che sembra scritto ieri. Perché L’isola di Arturo di Elsa Morante (Einaudi) non condivide con i romanzi di oggi lo stesso stile e la stessa lingua. Se andate a cercarne notizie sui manuali di letteratura vi diranno che apparteneva al filone del realismo magico. Come se fosse un’epigona di Massimo Bontempelli. Non fateci caso. Era il solito vizio degli storici del Novecento di catalogare tutto e di dividere gli autori per consorterie e parrocchiette. No. Se la Morante ha un debito è ovviamente con Dickens che meglio di chiunque altro scrittore ha messo l’infanzia […]

  

Calvino utile antidoto al ddl Fiano

Rileggendo Il visconte dimezzato, primo capitolo della trilogia degli Antenati di Italo Calvino mi è venuto da pensare al ddl firmato da Emanuele Fiano, quello che ha già ottenuto il voto favorevole della Camera dei deputati e che si appresta a chiedere anche al senato il permesso di punire penalmente come reato di apologia del fascismo anche manifestazioni di puro folklore come i memorabilia del Ventennio (tralasciando l’idea che verrebbe meno, una volta trasformato questo ddl in legge, la garanzia costituzionale della libertà di opinione). Mentre rileggevo, insomma, e con inaspettato gusto, quella che ormai è confinata nell’angusto limbo delle letture […]

  

Tradire Calvino? Almeno per un’estate si può

Il fenomeno si ripete. Puntale. Ancor più inflessibile nella sua ripetitività che lo scioglimento del sangue di San Gennaro. Stiamo parlando dell’impennata della vendita dei libri del cosiddetto “canone italiano”. Ogni estate, appena la scuola chiude i battenti, le librerie si popolano di ragazzi svogliati e genitori ansiosi che chiedono ai commessi sempre i soliti titoli. “Ce l’avete Se questo è un uomo di Primo Levi? E la Trilogia degli antenati di Calvino?” A volte arrivano a chiedere anche Il fu Mattia Pascal  di Pirandello o La coscienza di Zeno di Italo Svevo. E le classifiche pubblicate settimanalmente sui quotidiani […]

  

Vivere o scrivere? Così Kureishi risolve il dubbio

“La letteratura era un campo di sterminio; nessuna persona perbene aveva mai preso in mano la penna. Lo scrittore interpretato da Jack Nicholson in Shining costituiva una buona approssimazione della realtà”. A pagina 43 dell’ultimo romanzo di Hanif Kureishi (L’ultima parola, Bompiani) ti imbatti in questa sentenza. Non prima di esserti sorbito i dettagli scabrosi della vita di Ted Hughes, P.G. Wodehouse, John Cheever e Philip Larkin. Buttati lì come esempio di quanto dovrebbe sempre contenere la biografia di un mostro sacro delle Patrie Lettere. Il romanzo di Kureishi racconta d’altronde del difficile rapporto tra uno scrittore (già approdato nell’arbasiniana […]

  

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