Dickens e un baule pieno di meraviglie

Lo sai. Ne sei convinto. E le centinaia di migliaia di parole che Charles Dickens assembla per comporre Casa desolata non ti deludono. D’altronde è un classico e la garanzia ce l’ha stampata già nel frontespizio dove si legge nome e cognome dell’autore. Devi fare i conti con un lungo, lunghissimo romanzo. E i tempi sono sempre stretti. Oggi la lettura è più difficile di un tempo: troppe distrazioni, troppi impegni. Per chi ce la fa, per chi arriva in fondo, la soddisfazione tuttavia è grande. Casa desolata (edizione Einaudi, con traduzione di Ettore Capriolo, e un saggio introduttivo scritto di […]

  

Un campo di segale per Roth e Salinger

Leggere sotto Natale Nemesi di Philip Roth è quasi un atto provocatorio. Ma ovviamente arrivo a questa considerazione soltanto dopo aver chiuso il libro (la mia edizione è quella dei Meridiani a cura di Paolo Simonetti, con la splendida traduzione di Norman Gobetti). Ero convinto di averlo già letto. Ma forse mi sbagliavo. L’idea di un racconto ambientato in una piccola cittadina del New Jersey nella famosa estate del ’44, quando l’epidemia di polio toglieva la guerra dai titoli di apertura dei giornali, non mi era nuova. Magari Roth ci è tornato più volte sopra, vai a sapere? Però eravamo […]

  

Una torre d’avorio sopra le macerie del senso comune

Immaginiamo un gaudente invitato nella cucina di un grande cuoco. Questi non solo rivela i segreti della propria arte ma, in un afflato di generosità, mostra alcuni piatti arrivati dai suoi più illustri colleghi.  Li fa assaggiare al felice, fortunato e goloso gaudente e poi racconta nei dettagli come e perché si è arrivati alla “sintesi” del piatto. L’uomo seduto a tavola assaggia tali prelibatezze mentre accanto a lui, con voce morbida e profonda lo chef racconta la genesi del piatto e la ragione della scelta degli ingredienti. Non credo che per gli appassionati della tavola ci possa essere qualcosa […]

  

Basta foglie di fico sulle opere d’arte!

La stesura di questa sorta di diario pubblico di un lettore appassionato (quale io considero me stesso) offre un grande vantaggio: il continuo confronto con lettori altrettanto appassionati (e spesso ben più preparati di me). L’ultima lettera che ho ricevuto riguarda lo spinoso tema del politically correct. Me la spedisce Albert2017 sollecitando una mia opinione sulla questione. Vale la pena riprodurla (e lo faccio con il consenso dell’interessato) perché offre spunti davvero notevoli.   Gentile dr. Borgia, gradirei la sua opinione a proposito di un fenomeno sgradevole – anzi odioso! –   che purtroppo sembra in crescita: la censura dei vecchi […]

  

Murakami? Meglio tornare a Swift o a Wallace

Mi sono tolto la curiosità. Finalmente. Durante le frequenti incursioni in libreria mi capitava sempre di gettare uno sguardo a quel lungo scomparto pieno zeppo dei titoli di Haruki Murakami. I suoi libri sono pubblicati da Einaudi. Sono tanti e tutti presenti in libreria in grande numero di copie. Una cosa che, a ben guardarsi intorno, capita soltanto ad alcuni autori di culto o a qualche “principe del catalogo”. Dickens, solo in parte, Balzac in minima porzione, e poi tra i più recenti Calvino, Primo Levi, e in parte Svevo. Una cosa che, a ben guardare non capita nemmeno per […]

  

Franzen e l’ottimismo del traduttore

Fin dalle prime pagine di Purity, l’ultimo romanzo di Jonathan Franzen (pubblicato come i precedenti da Einaudi e tradotto da Silvia Pareschi), il lettore attento sa che si tratta di un libro che resterà. Uno di quei volumi che non abbandoneranno gli scaffali delle librerie domestiche per lasciar il posto a romanzi più moderni e più fascinosi. E non solo perché si offre come analisi impietosamente lucida delle derive disumanizzanti provocate dal nostro moderno stile di vita (tecnologico e iperconnesso). Rimarrà un libro valido per ulteriori letture perché il suo autore compone una storia fatta di colpi di scena, agnizioni, […]

  

L’orrore dell’Isis anticipato da Dickens

La felice sorpresa questa volta porta in calce due nomi. Il primo è quello del più grande romanziere inglese: Charles Dickens. Il secondo è quello di uno dei più acuti e sensibili critici letterari di sempre: l’austriaco Stefan Zweig. I loro nomi campeggiano sulla copertina di un Oscar Mondadori (collana Oscar classici) da poco tornato in libreria: Una storia di due città (traduzione e introduzione di Mario Domenichelli). Si tratta di una felice sorpresa perché il testo di Zweig è un piccolo capolavoro di esegesi. Non sul singolo testo, bensì sull’opera intera dell’autore di Grandi speranze. Uno dei libri più […]

  

Dickens e i “debiti” di Ettore Scola

E’ tempo di riscoprire un grande classico della letteratura moderna. E’ tempo di riprendere in mano Grandi speranze di Charles Dickens. Invero, non bisognerebbe cercare una scusa per leggere questo capolavoro. Ogni momento è quello giusto, come per il caffè. Tuttavia la storia di Pip e di Estella è tornata alla ribalta nei giorni scorsi, in occasione della morte dell’autore di Una giornata particolare e C’eravamo tanto amati. Nella messe quasi infinita di aneddoti e ricordi di quanti hanno avuto il privilegio e la fortuna di conoscere e frequentare Ettore Scola, mi ha colpito quanto raccontato da Giovanna Taviani, direttrice […]

  

Wilkie Collins, le unioni civili e la crudeltà vittoriana

Leggendo Senza nome di Wilkie Collins salta agli occhi un dettaglio tutt’altro che trascurabile che rende questo romanzo un unicum e una pietra miliare per la storia del romanzo vittoriano. Il testo, che è da poco tornato sugli scaffali delle nostre librerie grazie alla nuova edizione della Fazi (con splendida traduzione di Luca Scarlini), sorprende in verità per tante qualità: la scrittura, innanzitutto, e poi la vivida fantasia e perizia dell’autore nel creare un romanzo ricco di colpi di scena all’interno di una architettura narrativa davvero complessa. Senza nome (pubblicato a puntate per la prima volta nel 1862 nella rivista […]

  

L’ansia di Kafka ci rende felici

L’ansia di Kafka rende noi lettori felici. Ecco una massima che suona quasi come un paradosso. Oltretutto sembrerebbe, a un primo approccio, una sentenza molto cinica. Si direbbe che sia sul dolore dello scrittore (Kafka in questo caso diviene una sorta di sineddoche in rappresentanza degli scrittori tutti) che fondiamo la nostra soddisfazione. Lui infatti scrive, scrive, scrive. Spesso mosso da urgenze dolorose; da ansie incompiute, da pensieri luttuosamente profondi. E quel risultato noi lo riconosciamo nelle sembianze di libro. Lo apriamo (il libro) voluttuosamente. E avidamente lo leggiamo. E spesso (ma non sempre, va precisato) ne godiamo copiosamente la […]

  

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