Atleti cafoni: due pesi, due misure
Tranquilli, non parlo di calcio. Però oggi mi ha colpito in Atalanta-Bologna l’espulsione di un giocatore nerazzurro, Massimilano Pellegrino. L’arbitro fischia un calcio di rigore che non c’è ( infatti poi non lo dà) e lui gli recapita platealmente un vaffa. Cartellino rosso che secondo me ci sta. Però poi sento il suo allenatore Bortolo Mutti e qualcosa mi sfugge: <Pellegrino non è stato tutelato…non esiste, l’arbitro ha sbagliato>. Boh. Qualcosa mi sfugge. Perchè un arbitro che si becca un vaffa di fronte a migliaia di spettatori non dovrebbe fischiare un’espulsione? Già perchè? La risposta non la trovo però mi piace fare un piccolo raffronto col mondo del ciclismo, in cui mi muovo con più agio. Facciamo un passo indietro. Sabato, Giro di Romandia. Mark Cavendish, punta di diamante della Htc Columbia, attualmente il più forte velocista la mondo, vince la seconda tappa e fa a tutti il gesto dell’ombrello. Robaccia. Probabilmente ce l’aveva con chi in queste ultime settimane lo aveva criticato perchè non vinceva. Ma conta poco. Chiede subito scusa perchè non sa cosa gli sia passato per la testa, si becca una multa di 5500 euro dall’organizzazione della gara e torna in albergo con la coda tra gambe. Non basta. Bob Stapleton, il manager della Htc, non ci pensa nemmeno un secondo di prendere la parte del suo corridore. Niente coccole. Va da Cavendish, lo ribalta e gli annuncia che per lui il Giro di Romandia finisce lì. Stop, chiuso, la squadra lo ritira dalla corsa e devolve il premio della sua vittoria in beneficenza all’associazione umanitaria Right to play. Capito? Altro che <ha sbagliato l’arbitro…>