Bici, tanta corsa, ogni tanto qualche centinaio di vasche in piscina e, nell’ultimo anno, anche in canoa all’Idroscalo. Allora uno pensa che una partitella di calcio sia poco più di una formalità. Così se ti invitano a giocare un derby Milan-Inter all’Arena rispondi d’istinto: <Ovvio che vengo…>. Palla a centro e si parte, in una mattinata che dire afosa è fargli un complimento: si suda solo ad allacciarsi le scarpe. Intanto capisci subito al primo lancio che fai che gli anni son passati, la palla non va più esattamente dove vuoi tu, la velocità non è più la stessa di quando giocavi nella <prima> del Cornaredo e gli stop sono ormai tutti a seguire. Poi ti rendi conto che dannarsi a centrocampo dietro a  uno che ti fa le finte, si ferma, riparte e accelera all’improvviso non è la stessa cosa che correre una mezza: lì fai il ritmo che vuoi tu, in campo il metronomo è il pallone e fa quello che vuole lui. Sei subito in apnea, basta un taglio veloce del centrocampo o un recupero per dare una mano in mediana e hai lo stomaco all’altezza delle tonsille con un senso di nausea che provi solo quando fai le ripetute a tutta e sei agli utlimi duecento metri. Hai dolori un po’ ovunque. Se in maratona dopo i trenta non senti più le gambe qui sono i muscoli che non usi mai a farti impazzire. Ci si muove a scatti, spesso di lato o retrocedendo, si frena all’improvviso e si riparte a tutta per cercare di anticipare l’ala che ti vuol saltare. E non c’è l’imbottitura soffice delle tue <protettive> Mizuno ad alleviare l’impatto delle falcate ma sedici maledetti tacchetti che fanno diventare le vecchie Adidas un attrezzo da fachiri. Un’ora, trenta minuti per tempo che valgono un lungo ma che sui muscoli hanno lo stesso effetto di una maratona con le gambe che fanno male a scendere le scale, dolgono a rialzarsi dalla sedia della scrivania e si rilassano solo se le metti all’insù. Maledetta partita di pallone. Ma alla fine abbiamo anche battuto l’inter tre a zero e quanto mi sono divertito….