Landis appende la bici al chiodo. Ed è meglio per tutti
Mi era rimasto impresso Floyd Landis quando vinse il Tour. Ricordo un pomeriggio incollato alla tv ad ammirarlo, a fare il tifo per quella sua gara in solitario che lo stava riportando in giallo dopo la “cotta” del giorno prima. Pedalava e si bagnava la testa in continuazione con la borraccia. Pedalava e si bagnava cercando di esorcizzare il caldo del Tour de France. Vinse quella tappa e pochi giorni dopo arrivò in giallo a Parigi. Appalusi. Un trionfo e per me un nuovo eroe, percheè era un corridore che fino ad allora aveva vissuto all’ombra del tiranno Lance Armstrong e che finalmente era riuscito a riscattarsi. Insomma una bella storia che però durò un amen perche Landis fu trovato positivo ai controlli antidoping e giustamente privato del titolo del Tour 2006. Da allora è finito in un vicolo cieco e ha praticamente smesso di correre. Ha intrapreso una lunga battaglia giuridica per recuperare il titolo della Grande Boucle del 2006 ma inutilmente . Landis, oggi 35enne, aveva sempre negato di essersi dopato in quel Tour. La confessione era avvenuta solo 4 anni dopo e aveva coinvolto circa una quindicina corridori, compresi alcuni connazionali ed ex compagni della Us Postal tra cui il suo capitano. Quel Lance Armstrong più volte accusato da Landis di averlo iniziato alle pratiche dopanti e diventato l’origine di tutti i suoi guai, un uomo contro cui combattere. Ora Landis appende la bici al chiodo. Resterà nella storia più per i suoi veleni che per aver vinto una Parigi-Nizza ed un Tour da dopato. E non credo ne sentiremo la mancanza.