Duecento chilometri, metro più metro meno. Non in una gara, ma diluiti in una settimana a passo calmo con moglie e bambini: tre nel mio caso. Ma il cielo, le strade, le case, la luce infinita e il pavè sono gli stessi che hai sempre visto in tv quando corrono i campioni. E allora capisci che è prorpio qui che volevi venire. Bisogna farlo il Giro della Fiandre per capire cosa sono le Fiandre e cos’è  qui la bicicletta. Una passione, una filosofia di vita e un mezzo di trasporto. Pedalano tutti, parecchi corrono e molti diventano campioni e poi vincono. Sfrecciano con le bici da corsa sulle ciclabilli, in strada, sul pavè e anche sugli sterrati che attraverso una rete infinita di cyclopoint collegano paesini, case, fattorie. Pedali intorno a Bruges nel silenzio di una campagna rassicurante che scorre via come in una ininterrotta cartolina. Non c’è mai nulla di cui preoccuparsi. Se non di qualche spigolo di pavè che ti finisce sotto una ruota o del wifi da trovare in un angolo dell’albergo per poter scrivere due righe sul tuo blog. E oggi è andata bene.