E fanno 22. Al museo della bici del Ghisallo arriva un’altra maglia rosa ed è quella di Francesco Casagrande che nell’edizione del 2000 rimase sulle sue spalle fino a due giorni dalla fine quando venne superato in classifica dopo la crono Briancon- Sestriere da Stefano Garzelli che poi vinse il Giro. A donarla è Renzo Bordogna, protagonista nell’organizzazione di due mondiali su strada, entrambi a Mendrisio, nel 1971 e nel 2009.  Originario di Adrara San Rocco, in Val Cavallina (provincia di Bergamo). Bordogna da più di 40 anni vive oltreconfine, a Mendrisio, Svizzera italiana. Direttore di diversi istituti di credito, un passato in politica, oggi dirige una fiduciaria insieme al figlio Massimiliano. Da queste parti è considerato un patriarca del ciclismo, visti gli sforzi (negli anni) per portare nel Ticino il Giro (quattro tappe) e il Lombardia (tre partenze), senza contare i felici connubi con il Tour de Suisse.  Nel 1970 entrò nel Velo Club di Mendrisio che ha “timonato” per 30 anni con grandissime soddisfazioni». Ricorda il mondiale organizzato nel 1971: ” Non doveva disputarsi a Mendrisio, bensì a Berna- spiega Bordogna- Per vari problemi, anche di ordine finanziario, mi chiedono di presiedere il comitato organizzatore e spostare la sede. Dopo un’iniziale indecisione, prendo le redini e insieme a una serie di volontari in 7 mesi riuscimmo a fare tutto, chiudendo anche il bilancio in attivo». L’edizione fu indimenticabile con il trionfo in volata Eddy Merckx su Felice Gimondi, dopo una gara in cui i due rivali rimasero appaiati tutto il tempo. Con quell’esperienza,  Renzo ha modo di conoscere il gotha del ciclismo, affezionandosi in particolare a Felice Gimondi e Fiorenzo Magni. È proprio il presidente del Museo del Ghisallo a consigliarlo nei momenti di difficoltà nei mesi precedenti alla rassegna mondiale, cementando un legame che perdura tutt’oggi. «Partecipo volentieri a Giro for Ghisallo anche in onore di Fiorenzo: un uomo eccezionale, sotto tutti gli aspetti». Da quel Mondiale, la frequentazione del mondo del ciclismo diviene una piacevole abitudine che lo porta a seguire spesso il Giro d’Italia, corsa cui è molto affezionato. Compresa l’edizione del 2000. «Sono amico di Francesco Casagrande  da molto tempo- spiega Bordogna- Quell’anno seguo le ultime tappe e, nonostante le sue rassicurazioni, alla vigilia della crono Briancon-Sestriere, lo vedo zoppicare vistosamente. Intuisco che non ce può fare e così  gli chiedo una maglia subito, senza aspettare la fine del Giro. È comunque un bel ricordo, nonostante la sconfitta a due tappe dalla fine. Ora sono ben felice che dimori al Museo, dedicata al Velo Club di Mendrisio che proprio quest’anno festeggia i 110 anni di storia». Con quella di casagrande le maglie rosa custodite nel museo del Ghisallo salgono a ventidue.