Qualche giorno fa, commentando un articolo di Beppe Severgnigni sul Corriere della sera che parlava di alcuni casi di doping nella Maratona delle Dolomiti, ho scritto che non mi sembrava giusto generalizzare. NON ho scritto che nelle granfondo non c’è doping ( lo so benissimo che c’è purtroppo…). Ciò che volevo dire è in realtà molto semplice: il doping è una piaga anche nel mondo amatoriale ma non credo che riguardi la maggiorparte di chi pedala. La stragrande maggioranza dei cicloamatori ( anche i cinquantenni..) si dopano con la passione, la fatica e i sacrifici. Punto. Ciò detto per rispondere ad alcune mail che mi sono arrivate in posta che in buona sisntesi consigliavano di togliermi il prosciutto dagli occhi. Il problema è che fin quando nelle granfondo ci saranno premi per chi vince ( e a volte anche sostanziosi)  ci sarà anche  la tentazione di giocare sporco.. Ci saranno gregari che sceglieranno di lasciare il professionismo, dove corrono in retrovia,  per venire a primeggiare ( e guadagnare) nelle gare amatoriali dove i controlli antidoping sono più morbidi che tra i pro o non ci sono affatto. Un’idea per dare una svolta a questa situazione io ce l’avrei e la riprendo pari pari da una gara di mountainbike a cui ho partecipato anni fa in Francia.  Là non c’era nessun vincitore, o meglio il vincitore c’era ma il premio era solo la gloria. Gli altri premi venivano sorteggiati. Tra gli applausi e la soddisfazione di tutti.