«Ingenti interventi decisivi sulla mobilità sostenibile sono urgentemente necessari, perché lo smog e la congestione del traffico hanno costi sociali enormi, in un periodo già di grande difficoltà». Così parlava pochi giorni fa il sindaco Giuliano Pisapia intervenendo all’apertura del Mobilitytech, il Forum internazionale sull’innovazione tecnologica per lo sviluppo della Mobilità. E come si fa a non dargli ragione. «Serve – aveva continuato Pisapia – un confronto continuo con la città, le altre istituzioni, gli altri comuni sugli ordinamenti, sul traffico, sulle isole ecologiche e sulle piste ciclabili». Già le piste ciclabili. Da sinistra a destra ormai ne parlano tutti e tutti le vogliono fare. La «mobilità sostenibile» è diventata la parola d’ordine di chiunque si occupi di traffico a cominciare dagli assessori di Regione, Provincia e Comune. Ma non è sempre necessario ragionare sui progetti per il futuro. C’è anche un presente di piste ciclabili che esiste ed andrebbe valorizzato o quantomeno conservato. Certo, i percorsi Lombardi non sono quelli delle Fiandre o dell’Olanda ma qualcosa di buono c’è. Prendiamo ad esempio la pista ciclabile che dalla nuova Fiera di Rho raggiunge Bernate e poi Boffalora nel cuore del Parco del Ticino. Sono una trentina di chilometri che permettono ai milanesi di fare una gita fuori dalla città seguendo un percorso piacevole e sicuro anche per le famiglie. E fanno parte di quell’opera di compensazione ambientale legata alla costruzione del tronco Milano-Torino dell’Alta velocità ferroviaria. I sindaci dei comuni attraversati dal Frecciarossa se la sono ritrovata un po’ come risarcimento del disagio subito. Ma è una pista ciclabile con i fiocchi. Bella davvero. A doppia corsia, con ponti, sottopassi, staccionate di protezione, incroci e segnaletica ben evidente. Insomma nulla da invidiare a molti tragitti che si trovano all’estero. Ma c’è un ma. In molti tratti questa ciclabile che dev’essere costata anche un bel po’ di soldi e che ha obiettivamente migliorato un territorio che tra periferie e zone industriali non era certo da cartolina, è completamente abbandonata a se stessa. Sporcizia , rifiuti, erbacce e incuria la fanno da padrone e in certi tratti si fatica anche a passare. Da Cerchiate di Pero (dove parte) a Vighignolo, Cornaredo, Pregnana, Arluno, Boffalora il segno distintivo è quello di un discreto abbandono. Ed è davvero un peccato. Un’occasione persa che stride con le dichiarazioni che poi si sentono sulla necessità di incentivare la mobilità alternativa. E allora viene da chiedersi perchè non ci sia un addetto alla manutenzione delle strade che si occupi di falciare l’erba. Perchè non ci sia uno spazzino (pardon un operatore ecologico) che passi a raccogliere il pattume. E perchè non ci sia un tecnico di un qualsiasi Comune attraversato che non faccia manutenzione alle staccionate che in alcuni punti si stanno rompendo. E basterebbero solo un paio di chiodi o delle fascette di metallo, spesa possibili anche per le amministrazioni costrette a stringere la cinghia per la crisi. Ma forse quella che nelle parole di sindaci e assessori è una priorità, nei fatti forse lo è un po’ meno. E non è una scelta lungimirante purtroppo. Sì perchè, il «conto» della manutenzione di questo tratto di strada che ora costerebbe solo pochi euro, con il tempo è inevitabilmente destinato a lievitare. E più le cose si sfasciano più diventa complicato aggiustarle. E’ una regola e sono tanti gli esempi, basta ricordare che fine ha fatto il Palapsort di Milano danneggiato nel 1985 da un nevicata. Così ben vengano tutti i discorsi sulle nuove strategie della mobilità, i tavoli, le sinergie e tutto quanto coinvolga i sindaci della provincia o della futura città metropolitana. Ma c’è anche una mobilità presente che bisogna solo tener da conto.